Tratto da IlManifesto, di Glória Paiva VITTORIA AL FOTOFINISH. 50,9% contro 49,1%. 2 milioni di voti in più rispetto a Jair Bolsonaro consentono al leader del Pt di essere rieletto per la terza volta. Il leader del Partito dei lavoratori (PT), Luis Inácio Lula da Silva, ha vinto le elezioni presidenziali brasiliane nel combattuto ballottaggio di ieri in Brasile, con il 50,9% dei voti – meno dell’1% in più del suo avversario, di estrema destra, Jair Bolsonaro, che ha raggiunto il 49,1%. La distanza tra i due candidati è la più esigua della storia della democrazia brasiliana: 2,1 milioni di voti. Le astensioni sono arrivate a 20,57%, fa sapere il Tribunale Supremo Elettorale (TSE).  La scelta finale degli elettori pone fine così a una campagna elettorale caratterizzata da un grado di violenza, disinformazione e polarizzazione senza precedenti. Dopo 12 anni, Lula tornerà al potere per il suo terzo mandato, un fatto inedito nel Brasile. Questa è anche la prima volta, dall’impeachment di Fernando Collor di Mello, nel 1992, che un capo di Stato non è riuscito a farsi rieleggere per un secondo mandato.
Tratto da Vita, di Angelo Moretti

Si avvicina il 5 novembre, la grande marcia europea per la pace, e dopo gli strafalcioni e le grandi incongruenze della manifestazione di piazza Plebiscito a Napoli, molti pacifisti avvertono il pericolo dietro l’angolo anche sulla manifestazione di Roma del 5 novembre. Il rischio è presto detto: una manifestazione che “chiede la pace” ma che non sa esattamente cosa intende raggiungere con questa parola invocata. Proviamo a rispondere

Si avvicina il 5 novembre, la grande marcia europea per la pace, e dopo gli strafalcioni e le grandi incongruenze della manifestazione di piazza Plebiscito a Napoli (dove gli studenti hanno subito una sorta di “mobilitazione parziale” a rovescio), molti pacifisti avvertono il pericolo dietro l’angolo anche su Roma. Il rischio è presto detto: una manifestazione che “chiede la pace” ma che non sa esattamente cosa si intende con questa parola invocata.
Tratto da Riforma  La missione di questa nuova attività  è «il sostegno ad una scuola laica, attenta a riconoscere il pluralismo religioso e culturale della società italiana, e a promuovere una didattica che lo riconosca come asse educativo e patrimonio civico»

La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) apre lo “Sportello Scuola Laicità Pluralismo”, un servizio rivolto a chiese evangeliche, associazioni culturali, gruppi confessionali e individui.

La missione di questa nuova attività della Fcei è «il sostegno ad una scuola laica, attenta a riconoscere il pluralismo religioso e culturale della società italiana, e a promuovere una didattica che lo riconosca come asse educativo e patrimonio civico».

«Ci assumiamo questo nuovo impegno perché sollecitati dalle chiese membro– spiega il presidente della Fcei, prof. Daniele Garrone – ma è nostra intenzione mettere a disposizione questo sportello di quanti nella scuola e nella società italiana condividano l’idea di una scuola laica e, al tempo stesso, capace di rappresentare il pluralismo religioso e culturale che si esprime nella società Italiana. Purtroppo – aggiunge il Presidente della Federazione – ancora oggi assistiamo a tentativi di confessionalizzare alcuni spazi della scuola pubblica che, oltre a contraddire lettera e spirito della Costituzione, limitano lo sviluppo di percorsi didattici coerenti con il carattere multireligioso e interculturale del Paese».

Tratto da volerelaluna, di Giovanna Lo Presti Non ricordo un periodo precedente al nostro in cui l’unanimismo abbia saturato a tal punto l’informazione giornalistica e televisiva da renderla difficilmente tollerabile da parte di chi avrebbe la pretesa di pensare con la propria testa. Il “la” è stato dato dal Governo Draghi, il “governo dei migliori”, il cui unico merito è stato quello di mandare in giro, quasi fosse la Madonna Pellegrina, un premier in sintonia con la razza padrona europea e mondiale. Se faccio riferimento a due ambiti in cui ho una qualche competenza, la scuola e l’ambiente, posso dire con certezza che il Governo Draghi, non solo non ha fatto nulla di buono ma, anzi, ha peggiorato la già precaria situazione. Lascio da parte, per evidenti demeriti, ogni annotazione sulla politica scolastica del Governo Draghi, nonché sull’uso dei fondi del PNRR per le scuole. La “transizione ecologica” si è rivelata una farsa nel momento stesso in cui Draghi, a fine febbraio scorso, ha proposto il ritorno al carbone. Qualche anno fa Assocarboni informava che «l’Italia importa via mare circa il 90% del proprio fabbisogno di carbone». I dati (tratti dal sito https://www.green.it) si riferiscono al 2016, lo stesso anno in cui il WWF pubblicò il rapporto “Spazzare via la nuvola nera d’Europa: tagliare il carbone salva vite umane”, titolo esplicito e che non richiede commento. Le sette centrali ancora in attività in Italia sono altamente inquinanti e, notoriamente, il nostro Paese non produce carbone, se non nel bacino del Sulcis Iglesiente. Quindi, è bastato l’alito fetido di una guerra sostenuta con le armi dall’intero Occidente per buttare alle ortiche la maschera “verde” e correre ai ripari pur di proteggere un modello di sviluppo scellerato e incurante dei beni più preziosi, la salute e la vita; per giunta nella consapevolezza che l’Italia, anche per il carbone, dipende dall’estero. E questa sarebbe la serietà del migliore dei premier possibili?

Aspre polemiche sui documenti presentati dal consigliere del Carroccio sulle interruzioni di gravidanza. Ferraresi: "Atti irricevibili". Lui le ritira: "Volevo conoscere i fenomeni. Io, strumentalizzato dalla sinistra"

Tratto da ilRestodelCarlino, di Federico Di Bisceglie Ferrara, 20 ottobre 2022 - Il grande imbarazzo. Appena protocollate e già ritirate. Il consigliere leghista Alcide Mosso si è addentrato in un terreno scivoloso chiedendo, attraverso due interrogazioni "quante donne si sono presentate nelle strutture del servizio sanitario, per effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza" per svariati motivi e per appurare "il numero di giorni intercorsi fra l’attivazione delle procedura e l’intervento". Non solo, l’esponente del Carroccio ha chiesto copia della "rilevazione statistica dei casi di interruzione di gravidanza" predisposta dalla Regione.
Tratto da pressenza

Gli attivisti di XR hanno manifestato vestiti da Minions al grido di: “Crimine del secolo: distruggere il clima”

Purtroppo, nonostante l’oggettivo e indiscutibile carattere del tutto nonviolento delle manifestazioni di XR, rileviamo un’escalation dell’uso di sistemi sproporzionati dell’uso della forza nei loro confronti da parte delle forze dell’ordine. Uno degli episodi è avvenuto di fronte ad una passante minorenne, ci chiediamo con quali effetti emotivi ed educativi. Le immagini fotografiche sono nella galleria (slide show) in fondo all’articolo. Era presente la Consigliera regionale Frediani di M4O, che, come sono accaduti i fatti, è immediatamente andata ad interloquire con i funzionari della Questura presenti. La Consigliera non ha mancato di dichiarare l’appoggio di Movimento 4 Ottobre alla manifestazione. Questo uso non conforme della forza ha l’effetto di indignare quella notevole parte dell’opinione pubblica sensibile al tema del clima e può provocare una radicalizzazione degli attivisti. Di fatto non conduce nella direzione del mantenimento dell’ordine pubblico. Nel momento in cui le manifestazioni sono nonviolente, l’uso inutile della forza sovverte di per sé l’ordine pubblico, creando inutile tensione. Cosa certamente non prudente in un momento come questo.
Tratto da ilGiornale, di Mauro Indelicato Il presidente turco guarda alle presidenziali 2023 e cerca di saldare i rapporti con l'elettorato fedele al suo Akp proponento di inserire nella costituzione il diritto delle donne a indossare il velo La questione del velo è oramai tornata centrale in Turchia. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha lanciato la proposta di indurre un referendum per inserire nella costituzione il diritto delle donne a indossare l'hijab negli edifici pubblici. Ankara infatti per anni ha vietato il velo in pubblico e il governo dell'Akp di Erdogan ha tolto solo parzialmente tale divieto. Ora la vicenda potrebbe essere decisiva in vista delle presidenziali del 2023.

La proposta di Erdogan

La questione in Turchia è molto sentita. In ballo c'è l'identità stessa della repubblica turca. Il divieto di indossare il velo nei luoghi pubblici è sempre stato visto, soprattutto dai movimenti progressisti e dai movimenti in difesa dei diritti delle donne, come il bollo della laicità della Turchia di Ataturk. Di quella Turchia laica cioè nata sulle ceneri dell'Impero Ottomano quasi cento anni fa.
Tratto da l'Espresso, di Marco Grieco

La docu-serie Netflix su una delle più misteriose pagine della nostra cronaca. Parla Pietro Orlandi: «Non smetteremo mai di cercare la verità»

Quello intorno a Emanuela Orlandi, la giovane cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983, è un silenzio che grava da 39 anni. E che, a partire dal 20 ottobre, anche la piattaforma di streaming Netflix illumina con una docu-serie di quattro puntate dal respiro internazionale. “Vatican girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi”, già dal titolo suggerisce la volontà di fare di una delle pagine irrisolte della cronaca italiana una storia collettiva, anche grazie alla copertura che il colosso dello streaming mondiale offre, e che gli ha permesso di lanciarla in 160 paesi. Per questo motivo, è stata prevista una versione totalmente in lingua inglese e una mista, con parti originali in italiano e sottotitolate. Dopo il successo di serie true crime come “The Keepers”, che racconta la misteriosa morte di suor Cathy Cesnik, l’insegnante di letteratura inglese scomparsa presso la Archbishop Kenough High School di Baltimora nel 1969 e ritrovata morta due mesi dopo, ancora una volta Netflix pesca nelle pagine più irrisolte della cronaca nera, dove la ricerca della verità si scontra col muro di gomma delle gerarchie cattoliche. Stavolta lo fa affidandosi a Mark Lewis, il talentuoso regista britannico vincitore di un Emmy per la docu-serie “Don’t F**k With Cats: Hunting an Internet Killer”. E basterebbe solo questo per distanziare “Vatican girl” dalle serie di successo che pescano nell’immaginario collettivo italiano come SanPa e Wanna, rispettivamente su San Patrignano e Wanna Marchi.
Tratto da LaRepubblica di Marco Lignana Il commissario regionale Umberto Calcagno: "Anche certi spettacoli di Maurizio Crozza non mi piacciono, anche se bisogna ammettere che non è volgare..." Quella pubblicità "è irrispettosa nei confronti di tutti i cristiani. Non se ne può più di operazioni di marketing, pubblicità, barzellette e prese in giro su questi temi. La strada più efficace per noi è presentare un esposto in Procura e così faremo". Umberto Calcagno, 75 anni, commissario dell'Udc in Liguria, dice orgogliosamente di "essere nato democristiano e morirò Dc. Ed è tempo per noi cattolici di rientrare nella vita pubblica e politica del Paese. Questo ho pensato quando ho visto, qualche settimana fa, quel segugio in mezzo a Gesù e agli apostoli".
Tratto da Openonline di Gianluca Brambilla Ecco i primi dettagli della riforma sulle droghe leggere sul tavolo del ministro della Salute tedesco Possesso legale fino a 20 grammi per i maggiorenni, vendita regolamentata e limite al 15% del principio attivo Thc. Sono questi alcuni dei punti principali del piano messo a punto dalla Germania per la legalizzazione della cannabis. La riforma, riportata oggi in anteprima da Rnd, ha come obiettivo principale la depenalizzazione dell’acquisto e del possesso di piccole quantità di cannabis. La riforma del mercato delle droghe leggere era stata promessa in campagna elettorale da ognuno dei tre partiti che oggi compongono la cosiddetta «coalizione semaforo»: socialisti, verdi e liberali.

Il piano tedesco

La bozza della riforma è ora sul tavolo del ministro della Salute Karl Lauterbach, che la sottoporrà agli altri ministeri coinvolti. Ma cosa prevede di preciso il piano tedesco? Innanzitutto, i maggiorenni che acquistano o possiedono fino a 20 grammi di cannabis non potranno essere puniti. Anche la coltivazione cesserà di essere un reato: la nuova legge, infatti, consentirà l’autocoltivazione di un massimo di due piante per scopi terapeutici o ricreativi. Più stringente invece la regolamentazione delle attività di vendita. I negozi di cannabis, infatti, potranno operare solo se in possesso di un’apposita licenza e dovranno rispettare un limite massimo del 15% di Thc, il principio attivo della pianta. Resta vietata la vendita di cannabinoidi sintetici, così come qualunque forma di pubblicità di prodotti a base di cannabis. Secondo la bozza anticipata oggi, il governo tedesco sta valutando anche la possibilità di vendere piccole dosi non solo nei negozi dotati di licenza, ma anche nelle farmacie. Una soluzione, si legge nel documento, che permetterebbe di «sopprimere il mercato nero».