Tratto da Comune di Torino L'anniversario della liberazione d'Italia ricorre il 25 aprile di ogni anno e celebra la lotta dei partigiani, delle partigiane e quella del popolo italiano che ha portato nel 1945 a riconquistare le libertà negate dal nazifascismo, con un prezzo di lutti, dolore e sacrificio.
Tratto da Museo Torino  Nel clima anticlericale post-quarantottesco, l’obelisco innalzato con i nomi degli 800 comuni sottoscrittori celebrò l’abolizione del foro ecclesiastico del 1850, frutto della promulgazione delle cosiddette leggi Siccardi. Eseguita da Luigi Quarenghi, l'opera fu posta nel 1853 al centro di Piazza Savoia.
Tratto da Wired  di Laura Carrer Spinto dalla pandemia l’e-voting è normalità tra associazioni, ordini e università: aumenta la partecipazione al voto e diminuisce costi. E c'è un milione di euro il fondo per la sperimentazione del voto elettronico per referendum ed elezioni politiche rivolto agli italiani all'estero, ma tutto tace.
Tratto da una parola al giorno

prag-ma-tì-smo

SIGNIFICATO Dottrina filosofica per cui l’affermazione teorica ha validità solo se confermata dalla sua applicazione pratica; atteggiamento volto alla concretezza; tendenza alla spregiudicatezza

ETIMOLOGIA prestito dall’inglese pragmatism, dal greco prâgma‘fatto’.

  • «Non ha di questi scrupoli, è una persona di indubbio pragmatismo.»
Come l’, che nell’uso comune ne rappresenta l’opposto, anche il pragmatismo ha una natura ambivalente. Da una parte, sembra che essere pragmatici sia una virtù: in greco i prágmata (dalla radice del verbo prásso ‘fare, adoperarsi’, da cui anche la nostra prassi) erano i fatti, gli atti, gli affari; ed essere pragmatikós significava essere saggio e avveduto nelle faccende concrete, negli affari politici, giuridici ed economici. Tutte cose lodevoli e rispettabili, certo; ma se consideriamo a cosa si opponga la prassi del pragmatico, si profila subito qualche ombra, perché non si tratta certo di bazzecole: la teoria, i principî, gli ideali. Infatti sui nostri dizionari, alla voce pragmatismo, oltre ad «atteggiamento improntato all’azione e al raggiungimento di risultati concreti» si legge anche «tendenza a comportarsi in modo spregiudicato», puntando «solo al raggiungimento dei propri fini». : troppa praticità porta alla morale.
Tratto da Wired di Chiara Zennaro Evitare l'uso dell'articolo determinativo davanti ai cognomi delle donne e i segni eterodossi - come asterischi e schwa (il simbolo ə, che viene utilizzato per declinare i sostantivi al genere neutro) - e declinare al femminile le professioni e le cariche: l'Accademia della Crusca ha fornito alcune indicazioni in risposta al quesito del Comitato pari opportunità del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione sulla parità di genere negli atti giudiziari. Come si legge nella premessa al documento, le norme linguistiche utilizzate finora riprendono quelle introdotte da Alma Sabatini, attivista femminista, linguista, saggista e insegnante romana scomparsa nel 1988, che a sua volta si è ispirata al modello anglosassone.

Tratto da Polo del '900 e Biennale Democrazia Il Polo del ‘900 ospita e partecipa all’organizzazione e curatela di alcuni eventi...

Tratto da Domani di Emanuele Felice I delegati della Cgil hanno accolto Giorgia Meloni intonandola. La serie tv La casa di carta l’ha scelta come brano di punta. È diventata l’inno delle proteste in tutto il mondo, dalle donne iraniane ai Fridays for future. In pochi, però, conoscono le sue origini e il fatto che sia il frutto di una silenziosa opera collettiva che unisce nord e sud dell’Italia Bella ciao è oggi la canzone italiana più famosa al mondo. Ma chi l’ha composta, quando? Non lo sappiamo con certezza. C’è chi sostiene addirittura che non fosse cantata durante la Resistenza.
Tratto da una parola al giorno

ni-chi-lì-smo

SIGNIFICATO Atteggiamento filosofico che nega l’esistenza di qualunque valore o verità

ETIMOLOGIA derivato del latino nihil ‘nulla’, col suffisso -ismo.

  • «Non ha valori, non crede in niente, è nichilista».
La nostra, a quanto pare, è l’epoca del nichilismo: «fa parte ormai dell’aria stessa che respiriamo», ha scritto il filosofo Franco Volpi, mentre per Umberto Galimberti è un «ospite inquietante», che affligge tutti ma specialmente i giovani; «si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima».
Tratto da unaparolaalgiorno, di Salvatore Congiu -Le parole e le cose u-ti-li-ta-rì-sta SIGNIFICATO Che tende solo al proprio utile; dottrina filosofica che riconosce nel perseguimento della massima felicità per il maggior numero di individui il fine dell’agire morale

ETIMOLOGIA da utilitario, modellato secondo il francese utilitaire a partire da utile, voce dotta recuperata dal latino ùtilis ‘che si può usare, che serve’, derivato di uti ‘usare’.

  • «È un modo di fare gretto e utilitarista, dovresti pensare anche agli altri.»
«Chi tende soltanto al proprio utile». Sinonimi: «calcolatore, materialista, avido». Contrari: «disinteressato, generoso». Questo si legge oggi sui dizionari alla voce ‘utilitarista’. Nell’Ottocento, Niccolò Tommaseo era ancora più tagliente: gli utilitaristi sono «uomini che fingono potersi l’utilità porre come unico vincolo di società, e che il sentimento della virtù e del dovere si possa abolire». Eppure, a considerare l’utilitarismo come dottrina filosofica, si fatica a comprendere la ragione di un giudizio così severo.
Tratto da riforma 

La Giuria Interfedi del Torino Film Festival ha assegnato il suo “Premio per il rispetto delle minoranze e per la laicità” al film “I sogni abitano gli alberi”.

Opera prima del regista Marco Della Fonte, ospite al 40° Torino Film Festival (25 novembre – 3 dicembre 2022), il lungometraggio riceve così il riconoscimento della nona edizione di questa giuria speciale.

La Giuria Interfedi è infatti promossa, dal 2013, dalla Chiesa valdese e dalla Comunità ebraica di Torino, con il patrocinio del Comitato Interfedi della Città di Torino.

Tratto da ilmulino, di Fabrizio Floris, Pino Luciano Nessuna legge in materia di psichiatria sarà abbastanza innovativa finché si continuerà a trattare il disagio psichico con pratiche finalizzate più al controllo che alla cura. Un dialogo con lo psichiatra Ugo Fornari Periodicamente fatti eclatanti di cronaca portano all’attenzione dell’opinione pubblica situazioni in cui persone con disagio psichico diventano socialmente pericolose: si determina così un dibattito emotivo che oscilla tra la paura e le proposte di esclusione e reclusione delle persone affette da questo tipo di disagio (sino al tradizionale «buttiamo la chiave» dopo averli rinchiusi). Con la legge del 30 maggio 2014, che ha decretato il superamento dei cosiddetti ospedali psichiatrici giudiziari, sembrava si fosse fatto un passo avanti significativo. Ne abbiamo parlato con Ugo Fornari, già professore ordinario di Psicopatologia forense all’Università di Torino e autore di numerose pubblicazioni, tra cui il Trattato di psichiatria forense (Utet, 2021). «Per inquadrare bene la situazione attuale – esordisce il professore – bisogna partire dal fatto che nell’Ottocento e per buona parte del Novecento il trattamento della follia è rientrato quasi esclusivamente nella dimensione del controllo sociale, attraverso l’espulsione dal consorzio civile delle classi pericolose, identificate fin dai secoli precedenti nel sottoproletariato, nei disoccupati, nei vagabondi, nei mendicanti, negli immigrati, nei nullatenenti e nei pazzi, categoria non ben definita di diversi. Ecco che allora la storia del manicomio civile si identifica con un certo modo di concepire la psichiatria, come una forma di esercizio particolare del controllo sociale». FABRIZIO FLORIS, PINO LUCIANO: Come si è manifestata nella pratica questa idea? UGO FORNARI Nel 1876 venne inaugurato il primo «manicomio criminale» italiano, nato come Sezione per maniaci presso la «Casa penale per invalidi» di Aversa: aveva lo scopo di ospitare condannati «impazziti in carcere», al fine di evitare «conseguenze dispiacevoli per l’ordine, la disciplina, lo stato igienico e la sicurezza interna delle Case penali del Regno» (circolare del ministero dell’Interno inoltrata ai direttori dei manicomi, 1872). Dopo quello di Aversa nacquero Montelupo Fiorentino (Fi), nel 1886; Reggio Emilia, nel 1892; Napoli, nel 1922; Barcellona Pozzo di Gotto (Me), nel 1925; e Pozzuoli, nel 1955 (che chiuderà già nel 1974).
Respinti i ricorsi contro l'obbligo di vaccino contro Covid-19 per il personale sanitario. Per la Consulta sono "non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico” Tratto da wired, di Kevin Carboni La Corte Costituzionale si è espressa sulla legittimità costituzionale dell'obbligo vaccinale, introdotto nel 2021 come strumento per arginare la pandemia da Covid-19 e causa di forti polemiche e ricorsi giudiziari fin dai suoi primi giorni di “vita”. La vicenda:
  1. Il giudizio
  2. I ricorsi
  3. Evoluzione dell'obbligo vaccinale
A dicembre scattano le multe per chi non ha rispettato l'obbligo vaccinale
La sanzione da 100 euro interesserà le persone over 50 e il personale delle categorie per cui era previsto l'obbligo dei vaccini contro Covid-19, come personale sanitario, delle forze dell'ordine

Il giudizio

Come si legge in una nota, “la Corte ha ritenuto inammissibile, per ragioni processuali, la questione relativa alla impossibilità, per gli esercenti le professioni sanitarie che non abbiano adempiuto all’obbligo vaccinale, di svolgere l’attività lavorativa, quando non implichi contatti interpersonali. Sono state ritenute invece non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario. Ugualmente non fondate, infine, sono state ritenute le questioni proposte con riferimento alla previsione che esclude, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso; e ciò, sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico”.

I ricorsi

Contro la legittimità dell’obbligo vaccinale, si sono schierati i tribunali di Brescia, Catania e Padova, il Tar della Lombardia e il Consiglio di giustizia amministrativa della regione Sicilia. In particolare lo scontro si è acceso sul decreto legge del primo aprile 2021 numero 44 (convertito, con modifiche, dalla legge 28 maggio 2021, numero 76) e su quello del 24 marzo 2022 numero 24, che hanno istituito l'obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari, pena la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, fino al 31 dicembre 2022, ma fatto cessare dal governo Meloni il primo novembre scorso, con il decreto legge del 31 ottobre 2022, numero 162).