L'argomento ravviva il dibattito sulla laicità in Svizzera. Gli ambienti evangelici denunciano una «caccia alle streghe» in seguito alla decisione del Cantone di Ginevra, l'8 luglio, di vietare i battesimi organizzati da due parrocchie locali nelle acque del lago.
«È un abuso di autorità», ha dichiarato all'agenzia stamp AFP Jean-François Bussy, presidente della Federazione evangelica del vicino cantone di Vaud, dove i battesimi sono ancora permessi. «Non abbiamo avuto lamentele nel cantone di Vaud, che è molto più liberale in questo senso rispetto a Ginevra, che a mio parere applica un laicismo fondamentalista e una caccia alle streghe del tutto detestabile», ha commentato il presidente di questa sezione della Rete evangelica elvetica, che conta circa 40.000 membri nella Svizzera francese.
Ricordiamoci il nome: Kais Saïed. Perché questo scaltro politico di 64 anni, votato nel 2019 presidente della Tunisia, e subito dopo autoproclamatosi “salvatore della patria”, potrebbe mettere una volta per tutte la parola fine a quella grande ondata rivoluzionaria che scosse i Paesi del Nord Africa e di parte del Medio Oriente, definita – quando le illusioni prevalevano su tutto - Primavera araba.
La deriva autoritaria di questo populista in salsa mediorientale, nemico del movimento islamico tunisino Ennahda, rischia di riportare le lancette del tempo indietro di 12 anni. Come? Con un controverso referendum di riforma costituzionale - si vota lunedì 25 luglio - che conferirà al presidente ampissimi poteri e che, per la prima volta in un Paese arabo toglierà il riferimento all’Islam come religione di Stato (per poi furbescamente inserire la Tunisia nella Umma, la grande nazione islamica senza confini).