Tratto da MicroMega, di Cinzia Sciuto
In Europa sono decine gli intellettuali e scrittori minacciati da fanatici islamici.
Nel 1989, quando l’ayatollah Kohmeini emanò la fatwà contro Salman Rushdie, Hamed Abdel-Samad era uno studente liceale in un paesino in Egitto. Un giorno il suo professore di arabo entrò in classe parlando di uno scrittore indiano al soldo dell’Occidente che aveva offeso l’islam e citando un importante poeta egiziano, Farouk Gouida, che aveva descritto Rushdie come “un uomo il cui cuore era posseduto dal diavolo e profetizzava che un giorno un cavaliere musulmano avrebbe tagliato la sua testa diabolica”. “In quanto musulmano devoto che venerava il Profeta”, racconta Abdel-Samad, “all’epoca non avevo altra scelta che odiare Rushdie, proprio come tutti gli altri intorno a me”.
Tratto da Formiche, di Rossana Miranda 
La famosa cantante pop è agli arresti domiciliari, dopo essere stata in carcere per un commento sulle scuole religiose islamiche. L’ombra della campagna elettorale e la divisione della Turchia
Gülsen Bayraktar Çolakoglu, la famosa cantante pop turca, ha voluto essere provocatoria e il governo di Recep Tayyip Erdogan gliel’ha fatta pagare con il carcere. L’artista ha trascorso diversi giorni in arresto nel centro penitenziario Bakirköy di Istanbul, dopo essere stata detenuta a causa di un suo commento sulle scuole religiose islamiche. Ora è in attesa di processo e si trova agli arresti domiciliari. Secondo l’agenzia Anadolu, Gülsen è accusata di “incitazione all’odio e all’ostilità” per via di una dichiarazione molto polemica sugli istituti imam hatip, scuole per l’istruzione religiosa islamica. Aveva definivo “pervertiti” gli alunni di queste scuole e poi si è scusata sostenendo di avere fatto solo una battuta.  Gülsen, nata a Istanbul nel 1976, è considerata la “Madonna della Turchia”.
Tratto da MicroMega, di Monica Lanfranco

Nessuna forza politica nomina la difesa dello stato laico e della laicità come priorità da difendere e diffondere.

Celebrare il dissenso: c’è molta densità nella scelta del titolo dell’incontro delle menti più attive nel mondo sulla laicità e la libertà di espressione. Perché il dissenso non è solo opposizione, lotta e critica: è anche, e soprattutto, libertà, arte, musica, gioia e, appunto, celebrazione della differenza e dell’indipendenza dalle limitazioni imposte dalle religioni usate come arma contro l’autodeterminazione.
Tratto da Riforma.it, della Redazione
Polemiche nel cantone ginevrino per l'interdizione all'utilizzo di suolo pubblico per la cerimonia, ma ciò vale soltanto per le chiese che non hanno relazioni ufficiali con lo Stato

L'argomento ravviva il dibattito sulla laicità in Svizzera. Gli ambienti evangelici denunciano una «caccia alle streghe» in seguito alla decisione del Cantone di Ginevra, l'8 luglio, di vietare i battesimi organizzati da due parrocchie locali nelle acque del lago.

«È un abuso di autorità», ha dichiarato all'agenzia stamp AFP Jean-François Bussy, presidente della Federazione evangelica del vicino cantone di Vaud, dove i battesimi sono ancora permessi. «Non abbiamo avuto lamentele nel cantone di Vaud, che è molto più liberale in questo senso rispetto a Ginevra, che a mio parere applica un laicismo fondamentalista e una caccia alle streghe del tutto detestabile», ha commentato il presidente di questa sezione della Rete evangelica elvetica, che conta circa 40.000 membri nella Svizzera francese.

Tratto da Il Sole 24 Ore, di Ugo Tramballi Il turista che arriva a Gerusalemme, camminando nei vicoli e fra i mercati della Città Vecchia, s’illude di assistere a un miracolo: ebrei, musulmani e cristiani; sinagoghe, moschee, chiese; arabi ed ebrei insieme dentro gli 0,9 chilometri quadrati chiusi dalle mura ottomane del XVI secolo in una contaminazione virtuosa. E’ un abbaglio. Il reclutamento è già in corso. A partire dalla descrizione della prima pietra antica incontrata, la guida scelta dall’inconsapevole turista è al lavoro per vendere la versione di Gerusalemme delle sue fedi: la religiosa e quella politica. “Non c’è un pollice di Gerusalemme dove un profeta non abbia pregato e dove un angelo non si sia fermato”, diceva Ibn Abbas, cugino di Maometto, già nel VII secolo, poco dopo la conquista musulmana. “Non c’è un solo luogo costruito in questo paese che non abbia avuto prima una popolazione araba”, avrebbe aggiunto 13 secoli più tardi l’israeliano Moshe Dayan, unificatore della città dopo la vittoria nella guerra dei Sei Giorni del 1967.
Tratto da Libero Pensiero, di Alessio Arvonio Nell’antica religione persiana del Manicheismo vi era l’idea che alla base della realtà vi fosse una lotta perenne tra il bene e il male; due forze in conflitto che muovevano le trame della storia. Ad oggi alcune cose sono cambiate. La lotta continua, ma a smuovere la storia partecipa, in aggiunta, una contrapposizione inedita fra due beni, per così dire, sul piano teorico. Il campo di battaglia è la macellazione rituale, che porta al fronte due diversi diritti: da un lato il benessere degli animali, dall’altro la libertà religiosa. L’alimentazione è un atto naturale, ma nel corso dei secoli ha assunto, presso molte civiltà e religioni, connotazioni sacre che prescrivono determinati procedimenti (preghiere, qualità tipiche del macellaio, condizioni geografiche particolari, invocazioni e benedizioni) per la produzione di un prodotto affinché diventi edibile. Un caso particolare riguarda la carne, per cui si parla talvolta di macellazione rituale, espressione intesa a sottolineare la sacralità di alcuni gesti, giudicati da molti cruenti. Ciò avviene soprattutto presso due grandi religioni: l’Ebraismo e l’Islam.
Tratto da Domani, di Federica Tourn
La denuncia al prefetto vaticano Kevin Farrell di un «predatore» pedofilo che però è stato soltanto spostato Il movimento minimizza: «Dal 2014 ricevute dodici segnalazioni in Italia, solo in sei casi giudicate verosimili»
È il 3 gennaio 2021e la Rai trasmette in prima serata la fic­tion L'amore vince tutto sulla figura di Chiara Lubich, la maestra di Trento che sotto i bom­bardamenti della seconda guer­ra mondiale decide di consacrar­si all'amore per Dio fondando una comunità ecclesiale di laici cattolici, il movimento dei Focola­ri. Nessuna ombra nel racconto televisivo, neanche una nota dis­sonante. Eppure proprio in quei giorni la società Gcps Consulting incaricata dai vertici del movimento, sta cominciando a investi­gare sulle denunce di abuso ses­suale a carico di Jean-Michel Mer­lin, un membro con ruoli apicali in Francia e che, con 37 vittime accertate, verrà definito un «abusa­tore seriale di minori» che ha go­duto della copertura del movi­mento.
Tratto da Eco Internazionale. di Daniele Monteleone
Il certificato di italianità va guadagnato e meritato superando delle “prove di cittadinanza” che secondo gli infiniti emendamenti dei sovranisti allo Ius Scholae vanno dalle sagre al presepe. 
Calendarizzata per il mese di luglio, la discussione alla Camera dello Ius Scholae, la proposta di modifica dell’ottenimento della cittadinanza italiana, rischia un pesante slittamento sia a causa di una – tanto per cambiare – crisi di governo estiva, sia per la sistematica operazione di ostruzionismo compiuta dai partiti della destra capaci di sfornare centinaia e centinaia di emendamenti per rallentarne il percorso parlamentare. Il marchio di italianità è divenuto così uno dei temi caldi dell’estate italiana (già attraversata da altri temi decisamente “scottanti”), un’estate in cui si sarebbe potuto riconoscere la cittadinanza a un numero di bambini stranieri che si aggira fra i 300mila e il mezzo milione. I 651 emendamenti di Lega e Fratelli d’Italia alla proposta dello Ius Scholae (originariamente un testo contenente contributi provenienti da Partito Democratico, Forza Italia e adesso anche Movimento 5 Stelle) sono stati per la stragrande maggioranza “innocui”, ovvero di natura formale, legati alla struttura dei periodi, alle scelte lessicali e grammaticali, e che quindi non vanno a intaccare la sostanza della proposta di legge.
Tratto da Il Sole 24 Ore, di Roberto Bongiorni
La deriva autoritaria di Kais Saïed, nemico del movimento islamico tunisino Ennahda, rischia di riportare le lancette del tempo indietro di 12 anni. Lunedì 25 il controverso referendum di riforma costituzionale

Ricordiamoci il nome: Kais Saïed. Perché questo scaltro politico di 64 anni, votato nel 2019 presidente della Tunisia, e subito dopo autoproclamatosi “salvatore della patria”, potrebbe mettere una volta per tutte la parola fine a quella grande ondata rivoluzionaria che scosse i Paesi del Nord Africa e di parte del Medio Oriente, definita – quando le illusioni prevalevano su tutto - Primavera araba.

La deriva autoritaria di questo populista in salsa mediorientale, nemico del movimento islamico tunisino Ennahda, rischia di riportare le lancette del tempo indietro di 12 anni. Come? Con un controverso referendum di riforma costituzionale - si vota lunedì 25 luglio - che conferirà al presidente ampissimi poteri e che, per la prima volta in un Paese arabo toglierà il riferimento all’Islam come religione di Stato (per poi furbescamente inserire la Tunisia nella Umma, la grande nazione islamica senza confini).

Tratto da HuffPost
La leader di Fratelli d'Italia sui social: "Il velo islamico non rappresenta in alcun modo un valore europeo". E la Lega fa eco: "Sottomissione, non normalità"
La campagna social dell'Unione europea per l'Anno Europeo dei Giovani 2022, la cui testimonial è una giovane che indossa l'hijab, il copricapo tradizionale delle donne di religione islamica, scatena l'ira di Fdi e della Lega, che la considera come "uno schiaffo a Saman". "Quella donna ha il compito di stimolare il dibattito sui valori europei. Ma il velo islamico non rappresenta in alcun modo un 'valore europeo'", sbotta sui social Giorgia Meloni, ricordando che "in Europa le donne si sono liberate, dopo secoli di battaglie, da simboli di sottomissione come questi e non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare alle nostre conquiste in nome del politicamente corretto caro alla sinistra. Le femministe europee non hanno nulla da dire?".
Tratto da Rete l'Abuso, di Francesco Zanardi Denunciato già nel 2010, l’allora vescovo Piergiorgio Micchiardi non diede seguito alla denuncia delle presunte vittime lasciandolo alla direzione di istituti per minori. Una seconda denuncia del 2022 fatta questa volta la vescovo Luigi Testore, dopo l’indagine previa ha raccolto l’ammissione dello stesso don Carlo Bottero, oggi reo confesso di abuso sessuale ai danni di chi lo querela. Ora l’ultima parola resta alla Congregazione per la Dottrina della Fede, alla quale la Diocesi ha inviato l’esito dell’indagine previa ed il fascicolo. Di seguito il racconto della presunta vittima e della vicenda in oggetto.
Tratto da Cidi Torino
La legge 92/2019 attualmente in vigore prevede che all'insegnamento dell'educazione civicasiano dedicate 33 ore annuali prese dall'orario dell'obbligo (monte ore obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti). La distribuzione delle ore tra i docenti varia a seconda dei livelli di scuola e inalcuni consigli di classe è accaduto che siano state assegnate ore di educazione civica al docente di IRC nonostante sia chiaro che la disciplina non è obbligatoria per tutti ma oggetto di libera scelta. Sono nate quindi delle criticità perché in tal caso gli studenti che non si avvalgono (e hanno il dirittodi non avvalersi e anche di non seguire eventuali ore alternative) vengono privati di ore di insegnamento di educazione civica.