Tratto da Lifegate di Luigi Mastrodonato

Il 24 febbraio 2022 Kiev e le principali città dell’Ucraina si svegliavano sotto il rumore delle sirene e dei bombardamenti. Dopo mesi di preparazioni e di smentite, la Russia dava l’inizio all’aggressione bellica al suo paese confinante, pensando di chiudere la faccenda nel giro di pochi giorni. Un anno dopo le operazioni militari vanno avanti e l’Ucraina resiste. Il bilancio di questi 365 giorni è la distruzione di interi territori e città, come Mariupol. Per quanto riguarda le vittime mancano dati certi: si parla di centinaia di migliaia di persone e questi numeri sono destinati ad aumentare, visto che la fine del conflitto appare un miraggio. E questa è anche una tragedia ambientale.

La devastazione ecologica causata dalla guerra in Ucraina dell’ultimo anno ha pochi precedenti nella storia. L’impatto su flora e fauna dei bombardamenti e dei combattimenti è gravissimo, così come gravissime sono le conseguenze sull’agricoltura e in termini di emissioni. Quella in corso è prima di tutto una tragedia umanitaria, ma anche ambientale. E le due cose non vanno separate, dal momento che i danni ecologici di oggi sono la miccia per ulteriori catastrofi umanitarie di domani.

Tratto da il Sussidiario di Niccolò Magnani

Eutanasia, l’importante appello di 800mila operatori nella sanità di Francia contro il progetto di legge del Governo Macron: “medici curano e aiutano pazienti, non danno la morte”.

L'appello delle aziende della sanità di Francia contro il testo sull'eutanasia

Mentre prosegue spedito il progetto di legge sull’eutanasia e il suicidio assistito in Francia – dopo aver incassato quello pochi giorni fa sull’aborto in Costituzione – il Governo Macron-Borne si ritrova alle prese con un importante e vasto appello siglato da 800mila professionistiche operano nella sanità francese. In tutto 13 organizzazioni e società scientifiche firmano un testo comune che respinge la pratica dell’eutanasia, definendola «incompatibile con la professione di assistenza medica». La notizia non è da poco tanto da conquistare la prima pagine di “Le Figaro” in Francia, entrando nel dibattito dell’opinione pubblica negli stessi giorni in cui le vaste proteste sulla riforma pensioni riempiono le piazze francesi.

Tratto da Il Dubbio di Damiano Aliprandi

Aumentano i ricorsi pendenti presso la Corte europea dei diritti umani (Cedu). L’Italia è tra i primi cinque Paesi che registrano tale aumento. Infatti sono oltre 74.650 i ricorsi, che per il 74% dei casi riguardano 5 Paesi: Turchia, Federazione Russa (non più parte alla Convenzione), Ucraina, Romania e appunto l’Italia che ne conta ben 3.550. È scritto nero su bianco nella relazione annuale della Cedu del 2022 a firma della presidente della Corte Europea Siofra O’Leary . Questo dato conferma l'importanza dell'attività della Cedu e la necessità di rafforzare la protezione dei diritti umani anche nel nostro Paese.

Tratto da the submarine di Alessandro Massone

I leader europei hanno deciso di adottare una linea di repressione durissima contro i migranti che cercano di raggiungere le città europee, fermandosi solo a un passo dal finanziare direttamente, con fondi comunitari, la costruzione di barriere fisiche lungo i confini esterni dell’Unione europea — e senza impedire che progetti simili siano finanziati dai singoli stati o attraverso accordi indipendenti tra singoli stati. È una vittoria rilevante per il governo italiano di Giorgia Meloni: le conclusioni adottate dal Consiglio europeo contengono anche un punto sul “bisogno di cooperazione rinforzata” sulle attività di Ricerca e soccorso — un riferimento alle operazioni delle ONG che salvano troppi naufraghi in mare. L’accordo è stato celebrato anche da Identità e Democrazia, il gruppo politico di estrema destra che raccoglie Lega, Rassemblement National e Alternativa per la Germania: il portavoce del gruppo, Tobias Teuscher, ha celebrato il risultato dicendo che il gruppo “non ce l’avrebbe potuta fare da solo.” “Avevamo,” ha continuato Teuscher, sollevando un foglio di carta con una foto del leader del PPE, “un eccellente spin doctor. Lo conoscete tutti, si chiama Manfred Weber. Se sta adottando le nostre politiche, forse dovrebbe venire a lavorare per noi.”

Tratto da Il Mulino di Andrea Ruggeri

È passato un anno dall’inizio della guerra di aggressione della Russia all’Ucraina. C’è chi ha perso tanto, chi tutto. Molti non ci sono più. Le Nazioni Unite riportano – sono dati di gennaio 2023 – settemila civili uccisi e undicimila feriti. È sempre più evidente che l’esercito russo ha compiuto atrocità di massa contro i civili. Otto milioni di ucraini hanno lasciato il loro Paese: quasi una persona su cinque è dovuta fuggire. Il numero dei morti militari è incerto, si parla di 100 mila vittime, sia tra i russi sia tra gli ucraini. Ma anche la statistica è ormai una delle tante vittime della guerra.

Poi ci siamo noi, che siamo rimasti attoniti, spaesati e poco alla volta ci stiamo forse abituando alla guerra. Quella guerra che è arrivata sui nostri schermi, sulle prime pagine dei quotidiani e nei discorsi a tavola con amici e familiari. Abbiamo addomesticato la guerra: sono ormai pochi gli italiani che hanno vissuto direttamente i bombardamenti, la fame e il terrore di un conflitto armato.

Tratto da L'Essenziale di Francesco Erbani

L'ultima arruolata nella battaglia pro o contro le fonti di energia rinnovabili è Imma Tataranni, sostituta procuratrice. Non una persona in carne e ossa, bensì la protagonista dei romanzi di Mariolina Venezia e delle fiction tratte da essi andate in onda, con gran successo, su Rai 1. Che c’entra con l’eolico e con il fotovoltaico? In un comunicato del 28 ottobre scorso un gruppo di associazioni ambientaliste l’ha eletta propria paladina perché in un episodio dello sceneggiato la pm, interpretata da Vanessa Scalera, mandava sul banco degli imputati un gruppo criminale responsabile d’aver piantato enormi pale eoliche in pregiate porzioni del paesaggio pugliese.

Dallo schermo alla vita reale. L’emergenza climatica e la crisi negli approvvigionamenti di gas dopo l’invasione russa in Ucraina hanno agitato le acque nel mondo ambientalista. Non infuria solo una battaglia tra sostenitori di sole e vento, da una parte, e imperterriti difensori delle fonti fossili, dall’altra. A incrociare le armi sono anche le associazioni ambientaliste tenacemente favorevoli alle rinnovabili e quelle quantomeno scettiche se non diffidenti. La faglia è aperta da tempo, ora però si è spalancata.

Tratto da Centro Studi Sereno Regis di René Wadlow

Il 12 febbraio è la Giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato promossa dalle Nazioni Unite.  Gli sforzi per contrastare l’impiego di persone di età inferiore ai 18 anni nelle forze armate sono iniziati con iniziative non governative nel 1979, anno che l’ONU aveva proclamato “Anno internazionale del bambino”.

Nicolas Hulot, che in seguito divenne noto in Francia per i suoi reportage sull’ecologia e la difesa dell’ambiente, aveva scritto “Ces Enfants qui souffrent” (Parigi: Sipa-Press, 1978).  L’autore ha messo in evidenza i bambini che muoiono per la malnutrizione, le malattie e le ferite causate da guerre e disastri naturali.  Il grido di coscienza di Hulot mostrava i bambini che combattevano e venivano addestrati a combattere in una serie di Paesi in diverse parti del mondo.

Tratto da Il Gazzettino

Nella rivista medica si propone il concetto di utilizzare l'intero corpo di donne vegetative come surrogati per "futuri genitori che desiderano avere figli ma non possono o preferiscono non gestare".

Un invito che ha indignato la comunità scientifica. È la proposta di una professoressa norvegese: usare i corpi delle donne morte clinicamente per la maternità surrogata. L'articolo è apparso sulla rivista di medicina bioetica Journal of Theoretical Medicine and Bioethics e sta suscitando la reazione fuoriosa da parte di molte donne sui social media.

Tratto da MicroMega di Giuliana Sgrena

Celebrare l’International hijab day mentre le donne iraniane – e non solo le donne – mettono a rischio la loro vita per eliminare il chador è una sconfitta culturale e politica di chi, in occidente, sostiene di difendere i diritti delle donne. Paradossalmente in occidente si difende il diritto di portare il velo mentre nei paesi musulmani le donne lottano per il diritto a non portarlo.

Tratto da ONU Italia

Le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) riguardano tutti quei procedimenti che coinvolgono la rimozione, totale o parziale, degli organi genitali femminili esterni. Questa pratica non viene applicata per scopi di natura medica, bensì per motivi culturali. Sono numerose le complicazioni, a breve e lungo termine, sulla salute di coloro che sono soggette a questa usanza. Tra le peggiori, vi è la morte. Sebbene le MGF siano riconosciute a livello internazionale come una violazione estrema dei diritti e dell’integrità delle donne e delle ragazze, si stima che circa 68 milioni di ragazze in tutto il mondo rischiano di subire questa pratica prima del 2030.

La problematica delle MGF, sebbene diffusa principalmente in 30 Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, è universale. Infatti, questa usanza è comune anche in alcuni Paesi dell’America Latina e dell’Asia. Non sono da escludere, inoltre, l’Europa occidentale, l’America del Nord, l’Australia e la Nuova Zelanda dove le famiglie immigrate continuano a rispettare questa tradizione.

Di Davide Babboni

Nella lettera di due settimane fa ho accennato all’universalità dell’attitudine umana al “credere” o, ancor meglio, alla sua necessità, indipendentemente da appartenenze religiose. Aggiungo a quella mia opinione, spero non troppo a scapito della chiarezza, che tutti credono a qualcosa e tutto è credenza (quantomeno è ciò che io credo). Se è così con quale criterio possiamo attribuire a una credenza un suo grado di attendibilità? Dipenderà dal contesto in cui vogliamo valutarla. Se l’oggetto della credenza ha a che fare con la rappresentazione della realtà (cioè tutto, tranne quello che riteniamo consapevolmente fantasia o bugia), metterei al primo posto il criterio popperiano (1) della falsificabilità. Premesso che tutte le opinioni sono lecite (qui ci metterei un “quasi”), bisogna accordarsi su cosa le può falsificare; quindi occorre accettare un paradigma di verifica (2), cosa non scontata neppure per la scienza, figuriamoci per altri ambiti meno strutturati. Del resto anche il paradigma è una credenza, e infatti con questo criterio io esprimo la mia; certo corroborata da molti illustri pensatori, ma non da tutti e, in ogni caso, il criterio della maggioranza, che mi pare già infido per le elezioni, risulta improponibile per i concetti: ci troveremmo ancora in una barbarica ignoranza, peggiore di quella attualmente in essere. Con le proprie credenze, ognuno esprime i suoi condizionamenti; ed ognuno attribuirà un peso alle altrui e, se è intellettualmente onesto, anche alle proprie. L’opinione sulle credenze richiede una meta-credenza, con rischio di un infinito vorticare a elica. Poiché il nostro tempo è finito, e qualche decisione bisogna pur prenderla, è necessario fermarsi ai primi giri; ma almeno uno bisogna farlo.

Tratto da Start Magazine di Riccardo Ruggeri

Se l’economia circolare è il futuro perché non applicarla anche alla fine della vita? Negli Stati Uniti c’è già un fiorente mercato che trasforma i cadaveri umani in concime (e mette pure tutti d’accordo). Il Cameo di Ruggeri.

Oltre ad averci lavorato e vissuto, in questi ultimi tre lustri ho soggiornato negli Stati Uniti almeno una volta all’anno. Seguivo un mio protocollo di incontri-interviste, sia per sgranchirmi un po’ il cervello, sia per capire i trend del futuro. Ho visto nascere e crescere una setta di impronta liberal-nazi-comunista, articolata in sotto-sette, ognuna con un proprio brand, che usava l’ambiente e i diritti civili di colte minoranze per imporsi politicamente. Clave politico-culturali, di autentici neofascisti in purezza, ormai inseriti nei centri di potere dell’Occidente. Se continua così andranno al potere.