Reddito di cittadinanza oltre la propaganda
Tratto da L'Essenziale di Maurizio FrancoDa Milano a Bari chi riceve il sostegno economico si mobilita per smentire lo stereotipo del fannullone e per aiutare chi fatica ad arrivare a fine mese.
Da Milano a Bari chi riceve il sostegno economico si mobilita per smentire lo stereotipo del fannullone e per aiutare chi fatica ad arrivare a fine mese.
Il 12 febbraio è la Giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato promossa dalle Nazioni Unite. Gli sforzi per contrastare l’impiego di persone di età inferiore ai 18 anni nelle forze armate sono iniziati con iniziative non governative nel 1979, anno che l’ONU aveva proclamato “Anno internazionale del bambino”.
Nicolas Hulot, che in seguito divenne noto in Francia per i suoi reportage sull’ecologia e la difesa dell’ambiente, aveva scritto “Ces Enfants qui souffrent” (Parigi: Sipa-Press, 1978). L’autore ha messo in evidenza i bambini che muoiono per la malnutrizione, le malattie e le ferite causate da guerre e disastri naturali. Il grido di coscienza di Hulot mostrava i bambini che combattevano e venivano addestrati a combattere in una serie di Paesi in diverse parti del mondo.
L’articolo su Avvenire.it dell’11 febbraio 20231 esordisce così: Mentre la politica si accapiglia sull’eventualità che l’autonomia differenziata possa produrre venti sistemi scolastici regionali diversi, nel silenzio generale l’Italia sta scivolando verso il monopolio statale dell’educazione. Come vedremo l’allarme non deve lasciare indifferenti coloro che guardano alla società, e soprattutto alla scuola, da una posizione rigorosamente laica.
“L’Europa ci dà le risorse del Pnrr non per filantropia, ma perché teme il crollo dell’Italia”. Così il presidente Svimez, Adriano Giannola, durante l’incontro odierno a Napoli “Un Paese, due scuole”, che ha messo in luce la gravità della nostra situazione scolastica e il divario esistente tra il nord e il sud d’Italia. Il crollo degli investimenti sull’istruzione negli ultimi 10 anni al meridione è stato infatti molto più pesante nel meridione, accrescendo le disuguaglianze già esistenti. Lo spiega bene la seguente parabola confermata da dati che parlano chiaro. “In Italia ci sono due bambini, nati lo stesso anno. Una si chiama Carla e vive a Firenze, l’altro Fabio e vive a Napoli. Entrambi decenni, frequentano la quinta elementare in una scuola della loro città. Ma mentre la bambina toscana, secondo i dati del rapporto Svimez 2023 sulla scuola, ha avuto garantite dallo Stato 1226 ore di formazione, il bambino cresciuto a Napoli non ha avuto a disposizione la stessa offerta educativa, perché nel mezzogiorno mancano infrastrutture e tempo pieno.
Quale può essere la spiegazione per questa duplice involuzione? In breve: la diffusa percezione di impotenza della politica e di irrilevanza delle istituzioni.
Guardiamo ai risultati delle elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia come agli ultimi punti di una serie storica. La prima tendenza impressionante è l’astensione in inarrestabile aumento negli ultimi decenni. Un’astensione con un nettissimo segno di classe. A tal proposito, le analisi delle precedenti tornate elettorali, amministrative e politiche sono inequivocabili. In attesa della scomposizione sociale del voto del 12-13 febbraio scorso, ne troviamo chiara conferma nell’affluenza a Roma, dove la quota di votanti in ciascun Municipio è direttamente proporziale al reddito medio in esso registrato. In sostanza, la nostra democrazia diventa, di fatto, “censitaria”.
«Io da qualche parte penso di essere una donna di merda perché non so cucinare, perché non mi sono sposata e perché non ho avuto figli. Razionalmente so che va bene così, ma da qualche parte, dentro di me, c'è questa voce, esiste, e io, alla fine, penso che abbia ragione lei, che io sia sbagliata». Chiara Francini porta sul palco del Teatro Ariston, a tarda notte, tutti i dilemmi della maternità mancata (finora). «Arriva un momento della vita in cui è chiaro che sei diventato grande: quando hai un figlio», esordisce.
È il primo caso in italia. Grazie a una delibera approvata dal consiglio dell’Ordine degli Architetti, a Bergamo è possibile richiedere il timbro professionale con la dicitura di “architetta“, al femminile. La richiesta era partita dall’architetta Silvia Vitali, sostenuta dalle colleghe Francesca Perani e Mariacristina Brembilla. Vitali spiega che, con la sua decisione, l’Ordine aderisce “a una visione meno sessista, condivisa ormai da numerosi settori della società, dalle istituzioni di numerosi paesi europei nonché recentemente dall’Accademia della Crusca. Una visione – continua Vitali – dove la donna non rimane più nascosta all’interno del genere grammaticale maschile”.
Di cosa parla Da che parte stiamo. La classe conta?
Da che parte stiamo. La classe conta rappresenta un ulteriore tassello per ricostruire l’interessante percorso di studi di Bell Hooks, intellettuale e teorica femminista afroamericana, autrice di testi quali Elogio del margine/ scrivere al buio e Il femminismo è per tutti.
Attenta osservatrice e pensatrice, bell hooks – pseudonimo di Gloria Jean Watkins – analizza la società nella quale ha vissuto attraverso la lente femminista.
Da che parte stiamo. La classe conta si inserisce nel solco del dibattito della cosiddetta quarta ondata femminista, ed in particolare in quella che viene definita corrente intersezionale, che analizza la triplice matrice della repressione patriarcale: sesso, razza e classe.
Nella rivista medica si propone il concetto di utilizzare l'intero corpo di donne vegetative come surrogati per "futuri genitori che desiderano avere figli ma non possono o preferiscono non gestare".
Un invito che ha indignato la comunità scientifica. È la proposta di una professoressa norvegese: usare i corpi delle donne morte clinicamente per la maternità surrogata. L'articolo è apparso sulla rivista di medicina bioetica Journal of Theoretical Medicine and Bioethics e sta suscitando la reazione fuoriosa da parte di molte donne sui social media.
I genitori non si mettono d’accordo. E sulla scuola della figlia decide il giudice. Sarà pubblica, come vuole la madre, e non privata, come chiede il padre. «In caso di conflitto si deve scegliere un sistema laico e gratuito», spiega il giudice del tribunale di Roma ai due, che si stanno separando. Per la piccola il momento è particolarmente delicato. Mentre i genitori si danno battaglia legale, lei dovrà presto affrontare il passaggio dall’asilo nido alla scuola materna. Secondo il padre, questo dovrebbe avvenire «in continuità con il percorso scolastico avviato», ovvero nello stesso istituto privato. La madre, però non ci sta, e – riporta la Repubblica di Roma – si batte per l’iscrizione della figlia a una scuola pubblica, «anche senza il consenso paterno». E se lei non avrà la meglio, la donna chiede che le rette della scuola privata siano «a carico esclusivo del padre».
All’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza, in Calabria, i ginecologi sono tutti obiettori di coscienza. Nell’ospedale calabrese l’interruzione di gravidanza è possibile solo due volte alla settimana quando è presente il medico “a gettone” che pratica l’ivg. “A più di sei mesi dalle dimissioni dell’unico ginecologo non obiettore dell’Annunziata, il servizio è ancora carente e procede a singhiozzo”, spiegano le attiviste del collettivo cosentino Fem.In che a dicembre hanno incontrato la direttrice amministrativa dell’ospedale, ottenendo la promessa di stipulare una convenzione per avere altri due medici a contratto e garantire il servizio sul territorio.
Lei si chiama Ornela Casassa, ha 28 anni, è di Chiavari (Genova) e di mestiere fa l'ingegnere. Nelle ultime ore è diventata "famosa" sui social per aver detto quello che pensano e dicono molti giovani come lei. Il suo sfogo è stato registrato e postato su TikTok, dove è diventato virale, riaprendo un tema che da tempo fa discutere: sono i giovani che non vogliono lavorare o sono le paghe offerte che sono da fame? A sentire il suo racconto non ci sarebbero molti dubbi...
Lo sfogo di Ornela Casassa: "Vivere con 750 euro al mese non si può".
Ornela Casassa, è diventata un volto noto sui social dopo che Selena Candia, consigliera regionale in Liguria con la lista Sansa, ha condiviso su Instagram e TikTok il video del suo sfogo (registrato da Lorenzo Ciconte) a cena. Un filmato che in poche ore ha fatto il giro d'Italia e rigenerato un dibattito mai sopito.