Di fcei.it

Attorno al 17 febbraio, data in cui nel 1848 i valdesi ottennero i diritti civili tramite le “Lettere patenti” di re Carlo Alberto, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) indice la Settimana della libertà dedicata ai temi della laicità, dei diritti e della presenza evangelica nella società italiana. Il tema di quest’anno è “Libertà, cittadinanza, responsabilità“.  A questo proposito la FCEI ha curato la pubblicazione del volume “Diritti, inclusione, integrazione. Percorsi di cittadinanza” (ed. Claudiana).

Di Davide Babboni

L’articolo su Avvenire.it dell’11 febbraio 20231 esordisce così: Mentre la politica si accapiglia sull’eventualità che l’autonomia differenziata possa produrre venti sistemi scolastici regionali diversi, nel silenzio generale l’Italia sta scivolando verso il monopolio statale dell’educazione. Come vedremo l’allarme non deve lasciare indifferenti coloro che guardano alla società, e soprattutto alla scuola, da una posizione rigorosamente laica.

Tratto da ONU Italia

Le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) riguardano tutti quei procedimenti che coinvolgono la rimozione, totale o parziale, degli organi genitali femminili esterni. Questa pratica non viene applicata per scopi di natura medica, bensì per motivi culturali. Sono numerose le complicazioni, a breve e lungo termine, sulla salute di coloro che sono soggette a questa usanza. Tra le peggiori, vi è la morte. Sebbene le MGF siano riconosciute a livello internazionale come una violazione estrema dei diritti e dell’integrità delle donne e delle ragazze, si stima che circa 68 milioni di ragazze in tutto il mondo rischiano di subire questa pratica prima del 2030.

La problematica delle MGF, sebbene diffusa principalmente in 30 Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, è universale. Infatti, questa usanza è comune anche in alcuni Paesi dell’America Latina e dell’Asia. Non sono da escludere, inoltre, l’Europa occidentale, l’America del Nord, l’Australia e la Nuova Zelanda dove le famiglie immigrate continuano a rispettare questa tradizione.

Comunicato del circolo Uaar di Roma

Attraverso formale invito il professor Massimiliano Fiorucci, rettore di Roma Tre, università pubblica della capitale, convoca studenti e docenti alla cerimonia di inaugurazione dell’anno di studi. Peccato però che a parlare alla cerimonia non sia un accademico, un letterato o uno scienziato, bensì un uomo di fede. Quella cattolica, ovviamente.

Il prossimo 21 febbraio, infatti, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, terrà la lectio magistralis nell’aula magna della facoltà di Lettere del terzo ateneo romano in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.

«Ci chiediamo – dichiara Irene Tartaglia, coordinatrice del Circolo Uaar di Roma – quali siano le particolari competenze tecniche che rendono “Sua Eminenza” il presidente dell'assemblea permanente dei vescovi la persona giusta per inaugurare l’apertura dell’anno accademico di un’università pubblica, laica e presumibilmente di tutte e tutti. Non solo: evidenziamo come il tema dell’importante lezione sia l’“Educazione ai diritti e alla pace”, cosa difficile a nostro avviso da fare da parte di chi per statuto è contro la parità di genere e rappresenta uno Stato teocratico che non ha mai dato adesione alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e non ha firmato la Convenzione europea sui diritti umani, nonché ripreso dall'Onu per il suo ambiguo atteggiamento nella protezione di preti colpevoli di abusi su minori».

Di Davide Babboni

Nella lettera di due settimane fa ho accennato all’universalità dell’attitudine umana al “credere” o, ancor meglio, alla sua necessità, indipendentemente da appartenenze religiose. Aggiungo a quella mia opinione, spero non troppo a scapito della chiarezza, che tutti credono a qualcosa e tutto è credenza (quantomeno è ciò che io credo). Se è così con quale criterio possiamo attribuire a una credenza un suo grado di attendibilità? Dipenderà dal contesto in cui vogliamo valutarla. Se l’oggetto della credenza ha a che fare con la rappresentazione della realtà (cioè tutto, tranne quello che riteniamo consapevolmente fantasia o bugia), metterei al primo posto il criterio popperiano (1) della falsificabilità. Premesso che tutte le opinioni sono lecite (qui ci metterei un “quasi”), bisogna accordarsi su cosa le può falsificare; quindi occorre accettare un paradigma di verifica (2), cosa non scontata neppure per la scienza, figuriamoci per altri ambiti meno strutturati. Del resto anche il paradigma è una credenza, e infatti con questo criterio io esprimo la mia; certo corroborata da molti illustri pensatori, ma non da tutti e, in ogni caso, il criterio della maggioranza, che mi pare già infido per le elezioni, risulta improponibile per i concetti: ci troveremmo ancora in una barbarica ignoranza, peggiore di quella attualmente in essere. Con le proprie credenze, ognuno esprime i suoi condizionamenti; ed ognuno attribuirà un peso alle altrui e, se è intellettualmente onesto, anche alle proprie. L’opinione sulle credenze richiede una meta-credenza, con rischio di un infinito vorticare a elica. Poiché il nostro tempo è finito, e qualche decisione bisogna pur prenderla, è necessario fermarsi ai primi giri; ma almeno uno bisogna farlo.

Tratto da MicroMega di Alessandro Giacomini

Battezzare significa imporre una fede a un bambino, ma non solo. Pochi sanno che il battesimo è un contratto che impone degli obblighi: ubbidire alla Chiesa, pagare delle tasse in più e molto altro. Il battesimo è, quindi, una violazione dei diritti dell’infanzia.

Il battesimo religioso dovrebbe essere vietato ai minori. Se non a diciotto anni almeno fino ai dodici. Qualcuno sussulterà a questa affermazione, ma sempre più spesso si sente parlare di “bambini cristiani “, o di “bambini musulmani”, in realtà si stanno riferendo a figli di genitori cristiani o musulmani. Gli stessi genitori sono cattolici, islamici, ortodossi, protestanti, induisti per una mera questione di appartenenza geografica.

Tratto da FCEI

Sono aperte fino al prossimo 30 gennaio le iscrizioni scolastiche per l’anno 2023-24. Tra le scelte richieste a genitori e studenti anche quella di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica (IRC). Lo “Sportello Scuola, Laicità, Pluralismo” della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha redatto una serie di Domande e risposte – le cosiddette FAQ / Frequently Asked Questions – per agevolare la compilazione dell’iscrizione, fornire informazioni, evidenziare problemi e offrire soluzioni. Lo “Sportello Scuola, Laicità, Pluralismo” può essere contattato all’indirizzo email scuola@fcei.it.

Tratto da Il Post 

All'interno di una causa di gruppo per le violenze e gli abusi compiuti nelle "scuole residenziali" tra Ottocento e Novecento.

Il governo canadese ha accettato di risarcire con 1,9 miliardi di euro (2,8 miliardi di dollari canadesi) le comunità indigene del paese per gli abusi commessi nelle cosiddette “scuole residenziali” istituite e gestite dal governo e dalla Chiesa cattolica tra la seconda metà dell’Ottocento e il Novecento. La decisione – che deve ancora essere approvata da un tribunale – sarebbe la conclusione di una causa legale collettiva portata avanti da 325 gruppi indigeni canadesi per le violenze e gli abusi compiute sui minori all’interno di quello che una commissione nazionale ha definito anni fa «un genocidio culturale».

Di Silvio Lavalle

Nel 1924 un entusiasta e fascistissimo pastore della Chiesa valdese (che ha avuto una storia moderna e progressista, ma anche qualche Malan), afferma che la metempsicosi è ormai una verità rivelata e che in virtù della stessa lo spirito di Cristo dopo molti secoli di sonno è passato nel corpo dell’uomo che fu Dante Alighieri e poi, dopo altri secoli di sonno, lo stesso spirito è passato in quello di Mussolini, in cui si sarebbe incarnato il veltro che Dante aveva profetato. E allora vuoi vedere che il ministro della cultura Sangiuliano, triste perché la destra politica, a lui cara, è scarsamente rappresentata culturalmente, ha ragione a vedere in Dante un precursore della sua parte politica? A questo punto però bisognerebbe chiedere al ministro-medium se per caso il veltro della profezia dantesca, quello che riscatterà l’Italia cacciandone la lupa comunista e luciferina, non sia al giorno d’oggi incarnato in Giorgia Meloni o addirittura in Ignazio La Russa nel quale, metempsicosi o no, un po’ di Mussolini si agita e dunque anche, incredibilmente, un po’ di Dante…ed  ecco che il cerchio si chiude (speriamo lasciando fuori almeno il Cristo). Aspettate un po’ e vedrete che tra un fatidico ritorno ed un altro tornerà anche la grandezza romana e il nostro destino imperiale.

 

Tratto da IlDubbio di Simona Giannetti

Ma io dico: quel velo in Iran è simbolo di una dittatura che uccide e tortura.

Quella del magistrato libero da simboli è una neutralità manifesta, che tutela chiunque gli si presenti innanzi per essere giudicato. È di questi giorni la notizia ripresa anche sulle pagine de Il Dubbio di una giovane donna, di origini arabe, che ha raccontato, come un suo sogno che si avvera, quello di diventare la prima “magistrata velata” in un’aula di giustizia. E’ chiaro che si deve fin da subito sgombrare il campo dall’ovvietà del diritto di ciascuno e di ciascuna di scegliere come vestirsi e se indossare o meno simboli di carattere politico o anche religioso.
Di Davide Babboni

Avendo avuto il piacere di conoscerVi personalmente, mi prendo la libertà di inviarvi, more antiquo, queste poche righe, intanto per ringraziarVi ed esprimere il mio apprezzamento per la Vostra attività, volta a promuovere la mente laica, indipendentemente dalla credenza religiosa, atea o agnostica; ma intendendo il termine laico nel senso più esteso, riconoscibile in qualsiasi ambito del pensiero filosofico, etico, morale, ideale, politico, ideologico e consuetudinario. Il secondo motivo che mi stimola a scriverVi è il desiderio di indicare due criticità, secondo me importanti, anche se in ambiti diversi, e quasi del tutto trascurate. Una riguarda in particolare l’Italia, e si riferisce all’articolo 7 della Costituzione, che ingloba i Patti Lateranensi del 1929, con le modifiche apportate nel 1984 durante il governo Craxi. L’altra, di natura linguistica, riguarda l’asimmetria con cui sono espresse le credenze di chi ha un dio personale e di chi invece lo nega. Questi ultimi, sono linguisticamente rappresentati in negativo (non credenti, atei, eccetera) mentre sia costoro che coloro che praticano una religione sono portatori di contenuti di pari peso e dignità e non rispettivamente di un contenuto e di un’assenza di contenuto. Si trascura così il fatto che tutti siamo “nati per credere” (Nati per credere Telmo Pievani e Vittorio Giotto Torino Codice Edizioni) e definire qualcuno “senza dio”, equivale a ipotizzare che dio esiste.

Silvio Lavalle

Abbiamo un governo di destra che non solo non nasconde i suoi vecchi tatuaggi fascisti ma dal quattro gennaio scorso ne esibisce fieramente uno tutto nuovo: una bandiera italiana a mezz’asta accanto al catafalco di Joseph Ratzinger. Molti (ma troppo pochi) hanno sottolineato la patente violazione del principio di laicità dello Stato, e dunque della sua essenza democratica che risiede nella capacità di rappresentare tutti i cittadini e non solo quelli di religione cattolica. C’è però un ulteriore indizio della volontà di Giorgia Meloni di operare una manovra che in gergo militare si direbbe “a tenaglia” e di assediare la cittadella della laicità che nonostante le sue mura sbrecciate ancora ci protegge. Lo ha fatto ignorando volutamente la volontà di Papa Bergoglio che aveva deciso di non solennizzare eccessivamente le esequie, scegliendo una linea di sobrietà, e certamente non ha previsto bandiere a mezz’asta o manifestazioni pubbliche di lutto. Le sue scelte, nei momenti in cui andavano prendendo forma nelle stanze vaticane, non sono certamente sfuggite né al nostro ambasciatore, né ai vertici del nostro Governo. Appare così tutt’altro che un’inconsulta, improvvida esagerazione l’imposizione a tutti i pubblici amministratori italiani della bandiera a mezz’asta sui palazzi municipali. Quel che il governo ha voluto fare è invece lanciare a meno di quattro mesi dal suo insediamento l’ennesimo messaggio identitario, riproponendo questa volta all’intero paese la storicamente ben nota alleanza tra clericali e conservatori. Per farlo ha operato una paradossale invasione delle prerogative Vaticane. Questa volta non abbiamo un cardinale eminente che si intromette nelle cose dello Stato e nelle politiche nazionali, ma lo Stato che si intrufola nelle cose del Vaticano per candidarsi ad un’alleanza con i suoi settori più conservatori.