Presentati a Roma i dati del nuovo report realizzato da Legambiente. Nel 2021 accertati 30.590 illeciti. A livello provinciale, Roma prima per ecoreati.
Nel 2021 sono stati accertati 30.590 reati contro l’ambiente, una media di quasi 84 al giorno, circa 3,5 ogni ora. Un dato preoccupante e che continua a restare alto, nonostante la leggera flessione del -12,3% rispetto ai dati del 2020, mentre crescono gli arresti toccando quota 368, +11,9% rispetto al 2020. A dirlo è il nuovo report Ecomafia 2022, realizzato da Legambiente con il sostegno di Novamont ed edito da Edizioni Ambiente, presentato oggi a Roma insieme al nuovo restyling del sito noecomafia.it, strutturato come un vero e proprio centro di documentazione on line.
Sono 59.268 gli illeciti amministrativi contestati, con una media di 162 al giorno, 6,7 ogni ora. Sommati ai reati ambientali, raccontano di un Paese dove vengono accertate ogni ora circa 10 violazioni di norme poste a tutela dell’ambiente. Ad agevolare questa ondata di reati lo strumento della corruzione: 115 le inchieste censite da 16 settembre 2021 al 31 luglio 2022, con 664 persone arrestate, 709 persone denunciate e 199 sequestri. 14 i comuni sciolti per mafia nel 2021 e 7 nel 2022, a cui vanno aggiunti gli ultimi in ordine di arrivo, Anzio e Nettuno (RM). Dati che si traducono da una parte in ferite insostenibili per l’ambiente, la cui tutela dallo scorso 22 febbraio è entrata tra i principi fondamentali della Costituzione italiana, e dall’altra in un bottino d’oro per gli ecomafiosi che nel 2021 hanno fatturato 8,8 miliardi di euro.
Esordisco con una provocazione: inizia a fare una certa impressione, anche se non dovrebbe, avere una piazza intitolata a delle vittime del fascismo, e non a dei fascisti.
Una considerevole parte dei «segni» commemorativi del Ventennio, monumentali e odonomastici, infatti, inquina ancora il panorama della penisola. Se la fondamentale mappatura dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri quest’estate aveva già catalogato circa seicento luoghi, tra nomi di vie e monumenti, come anticipato su Jacobin dalla coordinatrice del progetto, la storica Giulia Albanese, mentre scrivo – metà dicembre 2022 – le occorrenze rilevate dal portale I luoghi della memoria dell’Italia fascista, continuamente aggiornato, sono ormai ben 1.456. Come scrivono la stessa Albanese e Lucia Ceci, curatrici de I luoghi del fascismo. Memoria, politica, rimozione (Viella, Roma 2022), nel passaggio tra XX e XXI secolo «il lascito di costruzioni del Ventennio è molto consistente e induce a riflettere sui modi diversi con cui la società italiana convive con simboli e miti di un’Italia che non esiste più […]. Nell’Italia di oggi, a cent’anni dalla nascita del regime, le difficoltà di storicizzare e risemantizzare i luoghi del fascismo sono un segnale delle oscillazioni in cui versa il paese nei suoi riferimenti identitari». A questo proposito, allo scoccare del centenario della «strage di Torino», conviene tornare sugli eventi e sui significati che uno dei più atroci fatti di sangue del «biennio nero», in realtà immediatamente successivo, svela ancora oggi. Partendo proprio da un luogo, piazza XVIII dicembre, per consuetudine (a mio modo di vedere inelegante, in questo caso) scritto in numeri romani, in pieno centro del capoluogo piemontese. La matrice di questa denominazione la si trova nella decisione del comune di Torino, tra il 1945 e il 1946, di avviare sessanta nuove intitolazioni o sostituzioni: l’elenco diramato a pochi mesi dal termine del secondo conflitto mondiale si apre proprio con piazza San Martino, che diventa così «piazza XVIII dicembre» nell’anno in cui viene anche posta una lapide in memoria delle vittime della strage; è ancora lì, all’angolo tra la piazza e via Cernaia, a pochi passi dall’ex ingresso della stazione ferroviaria di Torino Porta Susa, con la canonica scritta «Ai martiri dell’eterna libertà». La data, per chi ha familiarità con gli eventi di quegli anni sul piano nazionale ma non con questo specifico fatto di sangue locale, non può non saltare all’occhio: perché il 18 dicembre, con il fascismo al potere da oltre un mese e mezzo? Perché una strage, e perché a Torino?