Di Silvio Lavalle

Nel 1924 un entusiasta e fascistissimo pastore della Chiesa valdese (che ha avuto una storia moderna e progressista, ma anche qualche Malan), afferma che la metempsicosi è ormai una verità rivelata e che in virtù della stessa lo spirito di Cristo dopo molti secoli di sonno è passato nel corpo dell’uomo che fu Dante Alighieri e poi, dopo altri secoli di sonno, lo stesso spirito è passato in quello di Mussolini, in cui si sarebbe incarnato il veltro che Dante aveva profetato. E allora vuoi vedere che il ministro della cultura Sangiuliano, triste perché la destra politica, a lui cara, è scarsamente rappresentata culturalmente, ha ragione a vedere in Dante un precursore della sua parte politica? A questo punto però bisognerebbe chiedere al ministro-medium se per caso il veltro della profezia dantesca, quello che riscatterà l’Italia cacciandone la lupa comunista e luciferina, non sia al giorno d’oggi incarnato in Giorgia Meloni o addirittura in Ignazio La Russa nel quale, metempsicosi o no, un po’ di Mussolini si agita e dunque anche, incredibilmente, un po’ di Dante…ed  ecco che il cerchio si chiude (speriamo lasciando fuori almeno il Cristo). Aspettate un po’ e vedrete che tra un fatidico ritorno ed un altro tornerà anche la grandezza romana e il nostro destino imperiale.

 

Tratto da IlDubbio di Simona Giannetti

Ma io dico: quel velo in Iran è simbolo di una dittatura che uccide e tortura.

Quella del magistrato libero da simboli è una neutralità manifesta, che tutela chiunque gli si presenti innanzi per essere giudicato. È di questi giorni la notizia ripresa anche sulle pagine de Il Dubbio di una giovane donna, di origini arabe, che ha raccontato, come un suo sogno che si avvera, quello di diventare la prima “magistrata velata” in un’aula di giustizia. E’ chiaro che si deve fin da subito sgombrare il campo dall’ovvietà del diritto di ciascuno e di ciascuna di scegliere come vestirsi e se indossare o meno simboli di carattere politico o anche religioso.
Di Davide Babboni

Avendo avuto il piacere di conoscerVi personalmente, mi prendo la libertà di inviarvi, more antiquo, queste poche righe, intanto per ringraziarVi ed esprimere il mio apprezzamento per la Vostra attività, volta a promuovere la mente laica, indipendentemente dalla credenza religiosa, atea o agnostica; ma intendendo il termine laico nel senso più esteso, riconoscibile in qualsiasi ambito del pensiero filosofico, etico, morale, ideale, politico, ideologico e consuetudinario. Il secondo motivo che mi stimola a scriverVi è il desiderio di indicare due criticità, secondo me importanti, anche se in ambiti diversi, e quasi del tutto trascurate. Una riguarda in particolare l’Italia, e si riferisce all’articolo 7 della Costituzione, che ingloba i Patti Lateranensi del 1929, con le modifiche apportate nel 1984 durante il governo Craxi. L’altra, di natura linguistica, riguarda l’asimmetria con cui sono espresse le credenze di chi ha un dio personale e di chi invece lo nega. Questi ultimi, sono linguisticamente rappresentati in negativo (non credenti, atei, eccetera) mentre sia costoro che coloro che praticano una religione sono portatori di contenuti di pari peso e dignità e non rispettivamente di un contenuto e di un’assenza di contenuto. Si trascura così il fatto che tutti siamo “nati per credere” (Nati per credere Telmo Pievani e Vittorio Giotto Torino Codice Edizioni) e definire qualcuno “senza dio”, equivale a ipotizzare che dio esiste.

Silvio Lavalle

Abbiamo un governo di destra che non solo non nasconde i suoi vecchi tatuaggi fascisti ma dal quattro gennaio scorso ne esibisce fieramente uno tutto nuovo: una bandiera italiana a mezz’asta accanto al catafalco di Joseph Ratzinger. Molti (ma troppo pochi) hanno sottolineato la patente violazione del principio di laicità dello Stato, e dunque della sua essenza democratica che risiede nella capacità di rappresentare tutti i cittadini e non solo quelli di religione cattolica. C’è però un ulteriore indizio della volontà di Giorgia Meloni di operare una manovra che in gergo militare si direbbe “a tenaglia” e di assediare la cittadella della laicità che nonostante le sue mura sbrecciate ancora ci protegge. Lo ha fatto ignorando volutamente la volontà di Papa Bergoglio che aveva deciso di non solennizzare eccessivamente le esequie, scegliendo una linea di sobrietà, e certamente non ha previsto bandiere a mezz’asta o manifestazioni pubbliche di lutto. Le sue scelte, nei momenti in cui andavano prendendo forma nelle stanze vaticane, non sono certamente sfuggite né al nostro ambasciatore, né ai vertici del nostro Governo. Appare così tutt’altro che un’inconsulta, improvvida esagerazione l’imposizione a tutti i pubblici amministratori italiani della bandiera a mezz’asta sui palazzi municipali. Quel che il governo ha voluto fare è invece lanciare a meno di quattro mesi dal suo insediamento l’ennesimo messaggio identitario, riproponendo questa volta all’intero paese la storicamente ben nota alleanza tra clericali e conservatori. Per farlo ha operato una paradossale invasione delle prerogative Vaticane. Questa volta non abbiamo un cardinale eminente che si intromette nelle cose dello Stato e nelle politiche nazionali, ma lo Stato che si intrufola nelle cose del Vaticano per candidarsi ad un’alleanza con i suoi settori più conservatori.

Tratto da La Repubblica, di Michele Serra Tra la miriade di categorie che si sentono offese per ragioni di genere o di etnia o per una qualche cicatrice storica da dissotterrare, si sente la mancanza degli atei e degli agnostici americani (ce ne sarà pure qualcuno,a parte Woody Allen). A proposito di violazione dei diritti della persona, quale più macroscopica, e quale più attuale della decisione di diversi Stati repubblicani, ultimo il Texas, di appendere nelle scuole il cartello "Noi crediamo in Dio"? E chi non ci crede che fa, tace e se ne vergogna, si sente indegno della comunità, cerca rifugio in Europa, accetta l'esclusione a capo chino, come una sua grave colpa?
  Tratto dal Notiziario online del Coordinamento per la laicità della scuola, di Cesare Pianciola  

Tempo di elezioni: scuola e diritti

Abbiamo scorso alcuni giornali e alcuni siti. Alla fine di agosto “Libero” ha alimentato la polemica contro Carlo Calenda, per il quale le carenze in italiano e in matematica registrate soprattutto nella formazione professionale dovrebbero essere corrette rafforzando “le materie di carattere generale e trasversale”, nel quadro di un riordino complessivo dei cicli scolastici, con l’obbligo fino ai 18 anni, facendo terminare le superiori un anno prima. “Libero” si e" fatto portavoce dei settori imprenditoriali per i quali, anziche# rafforzare la formazione generalista, la scuola dovrebbe investire di piu" su quella tecnica e professionale, tenendo conto del fatto che secondo i dati del monitoraggio nazionale del 2022, realizzato da Indire su 5.280 diplomati degli istituti tecnici e professionali, l’80% ha trovato un’occupazione nel corso dell’anno 2021, nonostante le restrizioni e le difficolta" causate dalla pandemia (cfr. https://www.tecnicadellascuola.it/licei-vs-istituti- tecnici-per-carlo-calenda-ce-un-problema-di-preparazione- gigantesco-e-ovviamente-scoppia-la-polemica).
Tratto da Domani, di Federica Tourn
La denuncia al prefetto vaticano Kevin Farrell di un «predatore» pedofilo che però è stato soltanto spostato Il movimento minimizza: «Dal 2014 ricevute dodici segnalazioni in Italia, solo in sei casi giudicate verosimili»
È il 3 gennaio 2021e la Rai trasmette in prima serata la fic­tion L'amore vince tutto sulla figura di Chiara Lubich, la maestra di Trento che sotto i bom­bardamenti della seconda guer­ra mondiale decide di consacrar­si all'amore per Dio fondando una comunità ecclesiale di laici cattolici, il movimento dei Focola­ri. Nessuna ombra nel racconto televisivo, neanche una nota dis­sonante. Eppure proprio in quei giorni la società Gcps Consulting incaricata dai vertici del movimento, sta cominciando a investi­gare sulle denunce di abuso ses­suale a carico di Jean-Michel Mer­lin, un membro con ruoli apicali in Francia e che, con 37 vittime accertate, verrà definito un «abusa­tore seriale di minori» che ha go­duto della copertura del movi­mento.
Tratto da Il Sole 24 Ore, di Roberto Bongiorni
La deriva autoritaria di Kais Saïed, nemico del movimento islamico tunisino Ennahda, rischia di riportare le lancette del tempo indietro di 12 anni. Lunedì 25 il controverso referendum di riforma costituzionale

Ricordiamoci il nome: Kais Saïed. Perché questo scaltro politico di 64 anni, votato nel 2019 presidente della Tunisia, e subito dopo autoproclamatosi “salvatore della patria”, potrebbe mettere una volta per tutte la parola fine a quella grande ondata rivoluzionaria che scosse i Paesi del Nord Africa e di parte del Medio Oriente, definita – quando le illusioni prevalevano su tutto - Primavera araba.

La deriva autoritaria di questo populista in salsa mediorientale, nemico del movimento islamico tunisino Ennahda, rischia di riportare le lancette del tempo indietro di 12 anni. Come? Con un controverso referendum di riforma costituzionale - si vota lunedì 25 luglio - che conferirà al presidente ampissimi poteri e che, per la prima volta in un Paese arabo toglierà il riferimento all’Islam come religione di Stato (per poi furbescamente inserire la Tunisia nella Umma, la grande nazione islamica senza confini).

Tratto da Europa Today di Eleonora Mureddu  
I giudici hanno accolto il ricorso del governo contro la decisione del Comune di Grenoble. Che aveva autorizzato anche il topless
Niente burkini in piscina. Ma non perché sia contrario alla laicità dello Stato o violi i diritti delle donne, come contestato dagli oppositori al costume integrale usato per ragioni religiose dalle donne musulmane. La ragione riguarda la sicurezza e la salute: il regolamento sulle piscine pubbliche prevede che i costumi siano aderenti al corpo per facilitare soccorsi ed evitare rischi igienici.
Tratto da MicroMega, di Maria Mantello
Dall’Unità d’Italia passando per il Concordato che ha resistito alla fine del fascismo fino ad arrivare a oggi, perché è giunto il momento di eliminare l’ora di religione a scuola. Perché “senza laicità non c’è democrazia”.
Con l’Unità d’Italia e dopo la famosa Breccia di Porta Pia del 20 settembre del 1870, che segnava la fine del potere temporale dei papi, il giovane Stato italiano avviava un processo di laicizzazione della società, anche estromettendo l’insegnamento confessionale dalle sue scuole con la legge Coppino del 15 luglio 1877.