Tratto da Open di Ygnazia Cigna

È scontro nella comunità scientifica sui farmaci per gli adolescenti transgender. «Infondate dal punto di vista scientifico e ingiustificatamente allarmistiche»: così endocrinologi, andrologi e pediatri hanno bollato il comunicato dei giorni scorsi della Società Psicanalitica Italiana (Spi) indirizzata alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al Ministro della Salute Orazio Schillaci e all’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Firmata dal presidente della Spi, Sarantis Thanopulos, la nota esprimeva «grande preoccupazione e perplessità» per l’uso dei farmaci che bloccano lo sviluppo della pubertà, prescritti ai giovani che avviano la transizione di genere. Si tratta della prima società scientifica italiana che avanza criticità in merito e chiede di avviare una riflessione a riguardo. Non è tardata ad arrivare la reazione di altre organizzazioni mediche in una lettera congiunta a firma della Società Italiana di Endocrinologia (SIE), la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP), la Società Italiana Genere, Identità e Salute (SIGIS), la Società Italiana di Pediatria (SIP), la Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS), e l’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (ONIG).

Tratto da Valigia Blu di Massimo Prearo La battaglia condotta contro il fu “DDL Zan” – che prevedeva “misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” – ha rappresentato un momento cruciale della mobilitazione che gruppi quali ProVita & Famiglia o l’associazione Family Day, conducono da almeno una decina d’anni contro “la teoria del gender”, “l’ideologia gender”, “il gender”. Queste campagne fanno riferimento a un insieme eterogeneo di organizzazioni, gruppi, associazioni, e network digitali, ormai conosciuti e studiati come movimenti “anti-gender”, attivi anche a livello internazionale e transnazionale, in lotta contro le politiche che vanno nella direzione del riconoscimento dei diritti delle persone LGBTQIA+.
Tratto da Micromega, di Roberto Grendene
Per chi ha cuore laicità dello Stato e diritti civili la nuova legislatura potrebbe segnare il passaggio da una situazione desolante a una catastrofica.
Se la diciassettesima legislatura ci ha consegnato testamento biologico, divorzio breve e unioni civili, il bilancio da una prospettiva laica della diciottesima, che sta volgendo al termine, è desolante. Trovare passi avanti è un’impresa, e si rischia di mentire a se stessi definendoli tali senza ulteriori precisazioni. Le dichiarazioni dei redditi 2020 hanno per la prima volta permesso ai contribuenti che scelgono “Stato” nell’Otto per mille d’indicare la specifica destinazione tra le cinque previste per legge. Piccola cosa e pure atto dovuto, visti i ripetuti rimproveri in merito da parte della Corte dei conti. Sempre nel 2020 il Ministero della Salute ha aggiornato le linee guida sull’aborto farmacologico, facendo cadere l’obbligo di ricovero e ammettendo l’uso della pillola Ru486 fino alla nona settimana. Ma anche in questo caso si è trattato di colmare un vergognoso divario rispetto agli altri paesi occidentali e allineare le procedure mediche alle indicazioni dell’Oms e a consolidate evidenze scientifiche. Senza contare che più che di volontà laica può essersi trattato di necessità per non affollare gli ospedali durante l’emergenza pandemica.
Tratto da La Nazione, editoriale di Agnese Pini

Dice Donald Trump, a caldo, dopo la sentenza che ha abolito il diritto all’aborto: "È stata fatta la volontà di Dio". Ecco: sta qui – in questa frase insieme tragica e grottesca, anti storica e blasfema – il senso ultimo di quanto accaduto venerdì, negli Stati Uniti d’America, quando la Corte suprema ha depennato 50 anni di battaglie umane e civili. Le giovani americane, oggi per la prima volta, avranno meno diritti delle loro nonne. Non era mai accaduto nell’occidente contemporaneo.

Tratto da valigiablu.it info@valigiablu.it Giovedì in Spagna la Camera dei deputati ha approvato in prima lettura un disegno di legge che rende legale l’eutanasia per le persone che soffrono di malattie incurabili. Il testo è passato con un’ampia maggioranza: 198 voti favorevoli, 138 contrari e due astensioni. A votare contro sono stati la destra e l’estrema destra: il Partito Popolare, Vox e l’Union del Pueblo Navarro. Il partito d’opposizione di centrodestra Ciudadanos ha votato a favore della legge.