Il carcere è un campo di battaglia dove perdono tutti
Tratto da Internazionale, articolo di Luigi Mastrodonato Quando il 17 febbraio 2021 l’agente penitenziario Umberto Paolillo, 56 anni, si è presentato...
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Morti un aumento in carcere: 18 decessi e sovraffollamento cronico. Serve una politica differente Tratto da Riforma, articolo di Monica Cristina...
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In Russia, Paese ormai incapace di canalizzare il dissenso, molte persone, tra cui l’artista Aleksandra Skochilenko, si sono impegnate nel...
Mancano pochi minuti alla mezzanotte quando Fernando varca il cancello per entrare nel carcere di Bollate, nell’hinterland milanese. Fernando ha 43 anni, e la sua giornata da detenuto semilibero l’ha trascorsa prima nell’agenzia dove lavora come videomaker, poi facendo qualche ora di volontariato, e infine andando a salutare la famiglia. Fino a poco tempo fa la sua quotidianità si concludeva rimanendo a casa a dormire con la compagna. Ora invece deve ritornare in carcere.
Su questo giornale, Piercamillo Davigo ha sostenuto che lo sciopero della fame di Alfredo Cospito per protestare contro il regime carcerario cui è sottoposto sarebbe un ricatto allo stato, un ricatto da non accettare, simile a quello dei sequestratori a scopo di estorsione.
Argomentazioni simili sono comparse in altre sedi, soprattutto in riferimento agli atti dimostrativi, spesso violenti, degli ultimi giorni, che si presumono avere lo scopo di aiutare la protesta di Cospito.
Alfredo Cospito è a un passo dalla morte nel carcere di Bancali a Sassari all’esito di uno sciopero della fame che dura, ormai, da 80 giorni. Detenuto in forza di una condanna a 20 anni di reclusione per avere promosso e diretto la FAI-Federazione Anarchica Informale (considerata associazione con finalità di terrorismo) e per alcuni attentati uno dei quali qualificato come strage pur in assenza di morti o feriti, Cospito è in carcere da oltre 10 anni, avendo in precedenza scontato, senza soluzione di continuità, una condanna per il ferimento dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. Dal 2016 è stato inserito nel circuito penitenziario di Alta Sicurezza 2, mantenendo, peraltro, condizioni di socialità all’interno dell’istituto e rapporti con l’esterno. Ciò sino al 4 maggio 2022, quando è stato sottoposto al regime previsto dall’art. 41 bis ordinamento penitenziario, con esclusione di ogni possibilità di corrispondenza, diminuzione dell’aria a due ore trascorse in un cubicolo di cemento di pochi metri quadri e riduzione della socialità a una sola ora al giorno in una saletta assieme a tre detenuti. Per protestare contro l’applicazione di tale regime e contro l’ergastolo ostativo, il 20 ottobre scorso Cospito ha iniziato uno sciopero della fame che si protrae tuttora con perdita di 35 chilogrammi di peso e preoccupante calo di potassio, necessario per il corretto funzionamento dei muscoli involontari tra cui il cuore. La situazione si fa ogni giorno più grave, e Cospito non intende sospendere lo sciopero, come ha dichiarato nell’ultima udienza davanti al Tribunale di sorveglianza di Roma: «Sono condannato in un limbo senza fine, in attesa della fine dei miei giorni. Non ci sto e non mi arrendo. Continuerò il mio sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo fino all’ultimo mio respiro».
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