Tratto da Domani di Federica Tourn 
In caso di violenza clericale, oltre alla «tolleranza zero» predicata dalla Chiesa, è ormai di rito la richiesta di perdono alle vittime. Una prassi che vale anche per le comunità ecclesiali, come dimostra la «vergogna» espressa dalla presidente dei Focolari, Margaret Karram, al momento della diffusione, il 31 marzo scorso, del primo resoconto sui casi di abusi su minori e adulti vulnerabili e di abusi spirituali o di autorità avvenuti all'interno del movimento.
Tratto da Domani di Federica Tourn «La mancanza di chiarezza sulle regole di funzionamento della Pontificia commissione per la tutela dei minori è la zona grigia in cui può verificarsi l’insabbiamento degli abusi». Hans Zollner, durante una conferenza stampa alla Sala stampa estera  a Roma il 17 aprile ha spiegato la sua decisione, ufficializzata il 29 marzo scorso, di dimettersi dalla commissione contro gli abusi vaticana. La scelta di lasciare questo organismo, espressamente voluto da papa Francesco nel 2014, è stata determinata da «problemi strutturali».
Tratto da Domani di Federica Tourn In chiusura del festival Tempi radicali a Modena, il 2 aprile, è stato ospite di Domani anche il cardinale Matteo Maria Zuppi. Un'importante occasione di dialogo, a cui bisogna dare atto che il presidente della Cei si è prestato volentieri, pur potendo immaginare che sarebbe andato incontro anche a domande scomode. Intervistato dal direttore Stefano Feltri, si è infatti mostrato sicuro e a suo agio sui temi di cui è abituato a parlare, dalla sinodalità alle periferie esistenziali care a papa Francesco fino addirittura a confrontarsi sui diritti lgbtq e il fine vita, ma ha cambiato passo ed è apparso sulla difensiva appena si è affrontato il tema degli abusi clericali. Ha fatto però in proposito affermazioni molto interessanti: proviamo quindi a riprenderle punto per punto.
Tratto da Domani di Federica Tourn Sono le nove del mattino di domenica 5 marzo e lo stato maggiore del centro Aletti è nelle prime file: la direttrice Maria Campatelli, Michelina Tenace, le artiste Eva Osterman e Maria Stella Secchiaroli, i gesuiti Milan Žust e Andrej Brozovic; Alberta Putti, docente di teologia dogmatica alla pontificia università gregoriana dirige il coro. Dietro l’équipe siedono sacerdoti e laici che frequentano il centro e i ragazzi e le ragazze che gravitano intorno all’atelier di teologia. A tenere l’omelia c’è il gesuita argentino Matias Yunes, anche lui cresciuto al centro Aletti. Rupnik concelebra in mezzo agli altri sacerdoti e impone le mani al momento dell’eucaristia, nonostante le restrizioni che gli sono state imposte dal suo superiore maggiore, padre Johan Verschueren, e che gli proibiscono, fra l’altro, «qualunque attività ministeriale e sacramentale pubblica».
Tratto da Centro Studi Sereno Regis di René Wadlow

Il 12 febbraio è la Giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato promossa dalle Nazioni Unite.  Gli sforzi per contrastare l’impiego di persone di età inferiore ai 18 anni nelle forze armate sono iniziati con iniziative non governative nel 1979, anno che l’ONU aveva proclamato “Anno internazionale del bambino”.

Nicolas Hulot, che in seguito divenne noto in Francia per i suoi reportage sull’ecologia e la difesa dell’ambiente, aveva scritto “Ces Enfants qui souffrent” (Parigi: Sipa-Press, 1978).  L’autore ha messo in evidenza i bambini che muoiono per la malnutrizione, le malattie e le ferite causate da guerre e disastri naturali.  Il grido di coscienza di Hulot mostrava i bambini che combattevano e venivano addestrati a combattere in una serie di Paesi in diverse parti del mondo.

Tratto da ONU Italia

Le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) riguardano tutti quei procedimenti che coinvolgono la rimozione, totale o parziale, degli organi genitali femminili esterni. Questa pratica non viene applicata per scopi di natura medica, bensì per motivi culturali. Sono numerose le complicazioni, a breve e lungo termine, sulla salute di coloro che sono soggette a questa usanza. Tra le peggiori, vi è la morte. Sebbene le MGF siano riconosciute a livello internazionale come una violazione estrema dei diritti e dell’integrità delle donne e delle ragazze, si stima che circa 68 milioni di ragazze in tutto il mondo rischiano di subire questa pratica prima del 2030.

La problematica delle MGF, sebbene diffusa principalmente in 30 Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, è universale. Infatti, questa usanza è comune anche in alcuni Paesi dell’America Latina e dell’Asia. Non sono da escludere, inoltre, l’Europa occidentale, l’America del Nord, l’Australia e la Nuova Zelanda dove le famiglie immigrate continuano a rispettare questa tradizione.

Tratto da Il Post 

All'interno di una causa di gruppo per le violenze e gli abusi compiuti nelle "scuole residenziali" tra Ottocento e Novecento.

Il governo canadese ha accettato di risarcire con 1,9 miliardi di euro (2,8 miliardi di dollari canadesi) le comunità indigene del paese per gli abusi commessi nelle cosiddette “scuole residenziali” istituite e gestite dal governo e dalla Chiesa cattolica tra la seconda metà dell’Ottocento e il Novecento. La decisione – che deve ancora essere approvata da un tribunale – sarebbe la conclusione di una causa legale collettiva portata avanti da 325 gruppi indigeni canadesi per le violenze e gli abusi compiute sui minori all’interno di quello che una commissione nazionale ha definito anni fa «un genocidio culturale».

Tratto da ValigiaBlu di Alessandra Vescio

Per uno studio sull’impatto che gli stereotipi di genere hanno sulla percezione del dolore, un gruppo di ricerca ha messo in atto due esperimenti. Nel primo, cinquanta partecipanti hanno guardato video di espressioni facciali di pazienti, uomini e donne, con infortuni alle spalle e differenti gradi di dolore, mentre svolgevano alcuni movimenti. Ai partecipanti è stato chiesto di valutare il livello di dolore che secondo loro i pazienti stavano provando su una scala da 0 a 100. Al secondo esperimento hanno partecipato 200 persone che, dopo aver visto i video, hanno risposto a una serie di domande sul tipo di trattamento consigliato ai singoli pazienti, tra cure contro il dolore e psicoterapia, e su come secondo loro uomini e donne manifestino e sopportino diversamente il dolore. I risultati, pubblicati su The Journal of Pain a marzo 2021, dimostrano come vi sia un vero e proprio pregiudizio nei confronti del dolore delle donne. A molte più pazienti donne che uomini infatti è stata consigliata la psicoterapia invece di una cura di contrasto al dolore, e il dolore stesso delle donne è stato anche percepito tendenzialmente come meno intenso rispetto a quello mostrato dai pazienti uomini.

Tratto da Valigia Blu Primo febbraio 2021: Sonia Di Maggio, 29 anni, viene accoltellata dall’ex partner mentre si trova per strada col nuovo compagno a Specchia Gallone, 40 chilometri a sud di Lecce. 22 febbraio 2021: Deborah Saltori, 42 anni, viene uccisa a Cortesano, in provincia di Trento, aggredita con un’accetta dall’ex marito, che poi tenta il suicidio. 24 dicembre 2021: Emanuela Rompietti viene colpita con un colpo di pistola dal marito nella loro villetta ad Amelia, in Umbria. Ha 80 anni ed è malata di Alzheimer. Sono alcune delle storie contenute nell’Atlante dei femminicidi in Italia, la prima piattaforma che, su base cartografica, mette insieme i dati sui femminicidi, per facilitare la loro analisi e l’elaborazione di strategie di prevenzione. Il progetto è stato realizzato dalla Casa delle donne per non subire violenza di Bologna insieme allo studio di grafica cartografica Atlantis, con il finanziamento della regione Emilia-Romagna e del Comune di Bologna: sulla piattaforma è possibile esplorare una mappa interattiva, costruita a partire dai casi di cronaca apparsi sulla stampa e censiti dall’associazione. Nel 2021 il numero complessivo di femminicidi rilevati è stato di 106, dato in leggero aumento rispetto agli anni precedenti: erano 96 nel 2019 e 102 nel 2020. “Certamente il numero è sottostimato, perché alcuni casi sfuggono alla cronaca”, spiega Anna Pramstrahler della Casa delle donne per non subire violenza. “Il sommerso colpisce in particolare le donne più fragili, come le migranti, le trans, le sex workers, le vittime di tratta e sfruttamento, le donne anziane o malate”. Da ottobre 2021, un gruppo di ricerca della Casa delle donne ha iniziato a mettere insieme la banca dati da cui poi è stato sviluppato l’Atlante, che permette di geolocalizzare i femminicidi e di categorizzarli in base a diversi parametri: la relazione con l’assassino, le violenze pregresse, le denunce presentate, l’età e la provenienza di vittima e aggressore, oltre che la causa scatenante. “Ma in realtà il vero e più profondo movente è sempre lo stesso: la condizione stessa di essere donna, e la volontà di possesso da parte dell’uomo”, spiega Margherita Apone, che ha fatto parte del gruppo di ricerca della Casa delle donne. 
Tratto da Riforma.it, della Redazione
Polemiche nel cantone ginevrino per l'interdizione all'utilizzo di suolo pubblico per la cerimonia, ma ciò vale soltanto per le chiese che non hanno relazioni ufficiali con lo Stato

L'argomento ravviva il dibattito sulla laicità in Svizzera. Gli ambienti evangelici denunciano una «caccia alle streghe» in seguito alla decisione del Cantone di Ginevra, l'8 luglio, di vietare i battesimi organizzati da due parrocchie locali nelle acque del lago.

«È un abuso di autorità», ha dichiarato all'agenzia stamp AFP Jean-François Bussy, presidente della Federazione evangelica del vicino cantone di Vaud, dove i battesimi sono ancora permessi. «Non abbiamo avuto lamentele nel cantone di Vaud, che è molto più liberale in questo senso rispetto a Ginevra, che a mio parere applica un laicismo fondamentalista e una caccia alle streghe del tutto detestabile», ha commentato il presidente di questa sezione della Rete evangelica elvetica, che conta circa 40.000 membri nella Svizzera francese.