Tratto da Domani di Federica Tourn Sono le nove del mattino di domenica 5 marzo e lo stato maggiore del centro Aletti è nelle prime file: la direttrice Maria Campatelli, Michelina Tenace, le artiste Eva Osterman e Maria Stella Secchiaroli, i gesuiti Milan Žust e Andrej Brozovic; Alberta Putti, docente di teologia dogmatica alla pontificia università gregoriana dirige il coro. Dietro l’équipe siedono sacerdoti e laici che frequentano il centro e i ragazzi e le ragazze che gravitano intorno all’atelier di teologia. A tenere l’omelia c’è il gesuita argentino Matias Yunes, anche lui cresciuto al centro Aletti. Rupnik concelebra in mezzo agli altri sacerdoti e impone le mani al momento dell’eucaristia, nonostante le restrizioni che gli sono state imposte dal suo superiore maggiore, padre Johan Verschueren, e che gli proibiscono, fra l’altro, «qualunque attività ministeriale e sacramentale pubblica».
Di Ufficio stampa Uaar

Dopo un iter travagliato che dal 2013 vede l'Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti in causa con il Comune di Verona, con sentenza resa nota ieri, la seconda sezione della Corte d'Appello di Roma ha definitivamente condannato la città veneta al risarcimento di 50mila euro nei confronti dell'associazione, al pagamento integrale delle spese di giudizio, nonché alla immediata affissione dei manifesti a suo tempo censurati. Manifesti della campagna informativa circolata nel 2013 liberamente in tutto il resto d'Italia, "Viviamo bene senza D": una grande immagine giallo-nera (i colori sociali Uaar) con la scritta Dio, la cui iniziale sbarrata da una X ricordava ai cittadini che "dieci milioni di italiani vivono bene senza D". E che "quando sono discriminati, c'è l'Uaar al loro fianco".

Tratto da MicroMega di Rossella Guadagnini

“L’Europa ci dà le risorse del Pnrr non per filantropia, ma perché teme il crollo dell’Italia”. Così il presidente Svimez, Adriano Giannola, durante l’incontro odierno a Napoli “Un Paese, due scuole”, che ha messo in luce la gravità della nostra situazione scolastica e il divario esistente tra il nord e il sud d’Italia. Il crollo degli investimenti sull’istruzione negli ultimi 10 anni al meridione è stato infatti molto più pesante nel meridione, accrescendo le disuguaglianze già esistenti. Lo spiega bene la seguente parabola confermata da dati che parlano chiaro. “In Italia ci sono due bambini, nati lo stesso anno. Una si chiama Carla e vive a Firenze, l’altro Fabio e vive a Napoli. Entrambi decenni, frequentano la quinta elementare in una scuola della loro città. Ma mentre la bambina toscana, secondo i dati del rapporto Svimez 2023 sulla scuola, ha avuto garantite dallo Stato 1226 ore di formazione, il bambino cresciuto a Napoli non ha avuto a disposizione la stessa offerta educativa, perché nel mezzogiorno mancano infrastrutture e tempo pieno.

Tratto da La Stampa. Guarda il video!

«Io da qualche parte penso di essere una donna di merda perché non so cucinare, perché non mi sono sposata e perché non ho avuto figli. Razionalmente so che va bene così, ma da qualche parte, dentro di me, c'è questa voce, esiste, e io, alla fine, penso che abbia ragione lei, che io sia sbagliata». Chiara Francini porta sul palco del Teatro Ariston, a tarda notte, tutti i dilemmi della maternità mancata (finora). «Arriva un momento della vita in cui è chiaro che sei diventato grande: quando hai un figlio», esordisce.

Tratto da Il fatto quotidiano

È il primo caso in italia. Grazie a una delibera approvata dal consiglio dell’Ordine degli Architetti, a Bergamo è possibile richiedere il timbro professionale con la dicitura di “architetta“, al femminile. La richiesta era partita dall’architetta Silvia Vitali, sostenuta dalle colleghe Francesca Perani e Mariacristina Brembilla. Vitali spiega che, con la sua decisione, l’Ordine aderisce “a una visione meno sessista, condivisa ormai da numerosi settori della società, dalle istituzioni di numerosi paesi europei nonché recentemente dall’Accademia della Crusca. Una visione – continua Vitali – dove la donna non rimane più nascosta all’interno del genere grammaticale maschile”.

Comunicato del circolo Uaar di Roma

Attraverso formale invito il professor Massimiliano Fiorucci, rettore di Roma Tre, università pubblica della capitale, convoca studenti e docenti alla cerimonia di inaugurazione dell’anno di studi. Peccato però che a parlare alla cerimonia non sia un accademico, un letterato o uno scienziato, bensì un uomo di fede. Quella cattolica, ovviamente.

Il prossimo 21 febbraio, infatti, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, terrà la lectio magistralis nell’aula magna della facoltà di Lettere del terzo ateneo romano in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.

«Ci chiediamo – dichiara Irene Tartaglia, coordinatrice del Circolo Uaar di Roma – quali siano le particolari competenze tecniche che rendono “Sua Eminenza” il presidente dell'assemblea permanente dei vescovi la persona giusta per inaugurare l’apertura dell’anno accademico di un’università pubblica, laica e presumibilmente di tutte e tutti. Non solo: evidenziamo come il tema dell’importante lezione sia l’“Educazione ai diritti e alla pace”, cosa difficile a nostro avviso da fare da parte di chi per statuto è contro la parità di genere e rappresenta uno Stato teocratico che non ha mai dato adesione alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e non ha firmato la Convenzione europea sui diritti umani, nonché ripreso dall'Onu per il suo ambiguo atteggiamento nella protezione di preti colpevoli di abusi su minori».

Di Davide Babboni

Nella lettera di due settimane fa ho accennato all’universalità dell’attitudine umana al “credere” o, ancor meglio, alla sua necessità, indipendentemente da appartenenze religiose. Aggiungo a quella mia opinione, spero non troppo a scapito della chiarezza, che tutti credono a qualcosa e tutto è credenza (quantomeno è ciò che io credo). Se è così con quale criterio possiamo attribuire a una credenza un suo grado di attendibilità? Dipenderà dal contesto in cui vogliamo valutarla. Se l’oggetto della credenza ha a che fare con la rappresentazione della realtà (cioè tutto, tranne quello che riteniamo consapevolmente fantasia o bugia), metterei al primo posto il criterio popperiano (1) della falsificabilità. Premesso che tutte le opinioni sono lecite (qui ci metterei un “quasi”), bisogna accordarsi su cosa le può falsificare; quindi occorre accettare un paradigma di verifica (2), cosa non scontata neppure per la scienza, figuriamoci per altri ambiti meno strutturati. Del resto anche il paradigma è una credenza, e infatti con questo criterio io esprimo la mia; certo corroborata da molti illustri pensatori, ma non da tutti e, in ogni caso, il criterio della maggioranza, che mi pare già infido per le elezioni, risulta improponibile per i concetti: ci troveremmo ancora in una barbarica ignoranza, peggiore di quella attualmente in essere. Con le proprie credenze, ognuno esprime i suoi condizionamenti; ed ognuno attribuirà un peso alle altrui e, se è intellettualmente onesto, anche alle proprie. L’opinione sulle credenze richiede una meta-credenza, con rischio di un infinito vorticare a elica. Poiché il nostro tempo è finito, e qualche decisione bisogna pur prenderla, è necessario fermarsi ai primi giri; ma almeno uno bisogna farlo.

Tratto da MicroMega di Alessandro Giacomini

Battezzare significa imporre una fede a un bambino, ma non solo. Pochi sanno che il battesimo è un contratto che impone degli obblighi: ubbidire alla Chiesa, pagare delle tasse in più e molto altro. Il battesimo è, quindi, una violazione dei diritti dell’infanzia.

Il battesimo religioso dovrebbe essere vietato ai minori. Se non a diciotto anni almeno fino ai dodici. Qualcuno sussulterà a questa affermazione, ma sempre più spesso si sente parlare di “bambini cristiani “, o di “bambini musulmani”, in realtà si stanno riferendo a figli di genitori cristiani o musulmani. Gli stessi genitori sono cattolici, islamici, ortodossi, protestanti, induisti per una mera questione di appartenenza geografica.

Tratto da ANSA di Luca Ferrero

Maggioranza e opposizione votano quasi all'unanimità: il governo dovrà "astenersi dall'intraprendere iniziative di carattere anche normativo volte a eliminare o limitare il sistema di tutele garantito dalla legge 194".

Questo il contenuto dell'Ordine del giorno presentato a Montecitorio dal Movimento 5 stelle sulla proposta di legge per l'istituzione della Commissione bicamerale sul femminicidio.

L'Aula della Camera non ha manifestato tentennamenti: l'Odg è stato approvato con 257 sì, nessun voto contrario e tre astenuti. Per iniziativa del Parlamento, dunque, il Governo Meloni, che ha dato il suo via libera dopo una riformulazione più asciutta del testo, risulta impegnato a non toccare la legge vigente in materia d'aborto, la numero 194 del 1978.

Tratto da CNGEI

Il nostro è un movimento libero, accanitamente, irriducibilmente libero da ingerenza politica, confessionale o di interesse e deve rimanere tale contro chiunque fosse di diverso avviso. E' uno dei nostri vanti, anche se da esso derivano molte difficoltà materiali." Così si apriva l’editoriale “Perché è risorto il CNGEI” apparso sul N° 1 del 1945 della rivista “Boy scout” risorta insieme al Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani dopo la dittatura fascista e lo scioglimento dei movimenti associazionistici. In queste parole c’è tutto ciò che ancora oggi ci accompagna nella nostra quotidianità. E con  nostra vogliamo includere tutti coloro che come noi credono che la laicità sia un valore irrinunciabile. CNGEI da più di 100 anni accoglie le nuove generazioni in un contesto educativo laico.

Di Silvio Lavalle

Nel 1924 un entusiasta e fascistissimo pastore della Chiesa valdese (che ha avuto una storia moderna e progressista, ma anche qualche Malan), afferma che la metempsicosi è ormai una verità rivelata e che in virtù della stessa lo spirito di Cristo dopo molti secoli di sonno è passato nel corpo dell’uomo che fu Dante Alighieri e poi, dopo altri secoli di sonno, lo stesso spirito è passato in quello di Mussolini, in cui si sarebbe incarnato il veltro che Dante aveva profetato. E allora vuoi vedere che il ministro della cultura Sangiuliano, triste perché la destra politica, a lui cara, è scarsamente rappresentata culturalmente, ha ragione a vedere in Dante un precursore della sua parte politica? A questo punto però bisognerebbe chiedere al ministro-medium se per caso il veltro della profezia dantesca, quello che riscatterà l’Italia cacciandone la lupa comunista e luciferina, non sia al giorno d’oggi incarnato in Giorgia Meloni o addirittura in Ignazio La Russa nel quale, metempsicosi o no, un po’ di Mussolini si agita e dunque anche, incredibilmente, un po’ di Dante…ed  ecco che il cerchio si chiude (speriamo lasciando fuori almeno il Cristo). Aspettate un po’ e vedrete che tra un fatidico ritorno ed un altro tornerà anche la grandezza romana e il nostro destino imperiale.

 

Tratto da IlDubbio di Simona Giannetti

Ma io dico: quel velo in Iran è simbolo di una dittatura che uccide e tortura.

Quella del magistrato libero da simboli è una neutralità manifesta, che tutela chiunque gli si presenti innanzi per essere giudicato. È di questi giorni la notizia ripresa anche sulle pagine de Il Dubbio di una giovane donna, di origini arabe, che ha raccontato, come un suo sogno che si avvera, quello di diventare la prima “magistrata velata” in un’aula di giustizia. E’ chiaro che si deve fin da subito sgombrare il campo dall’ovvietà del diritto di ciascuno e di ciascuna di scegliere come vestirsi e se indossare o meno simboli di carattere politico o anche religioso.