Tratto da NonMollare di Paolo Fai «Non c'è progresso senza felicità e non si può essere felici in un mondo segnato dalla distribuzione iniqua della ricchezza, del lavoro, del potere, del sapere, delle opportunità e delle tutele. Questo è l'esito raggiunto da una politica economica che ha come base l'egoismo, come metodo la concorrenza e come obiettivo l'infelicità». È uno stralcio dall'Introduzione, posto in copertina del pregevole libro La felicità negata, Einaudi 2022, in cui Domenico De Masi documenta le «due grandi sfide del nostro tempo», progresso e complessità, attraverso l'interpretazione che ne hanno dato la Scuola sociologica e marxista di Francoforte e la Scuola economica e neoliberista di Vienna, «l'una interessata a una distribuzione della ricchezza e del potere più giusta nei confronti della massa subalterna, facendo appello alla collettività e confidando nell'intervento pubblico; l'altra interessata a concentrare quante più risorse e potere nelle mani della élite dominante, facendo appello all'individuo e riducendo al minimo il ruolo dello Stato».