Tratto da Open di Ygnazia Cigna

È scontro nella comunità scientifica sui farmaci per gli adolescenti transgender. «Infondate dal punto di vista scientifico e ingiustificatamente allarmistiche»: così endocrinologi, andrologi e pediatri hanno bollato il comunicato dei giorni scorsi della Società Psicanalitica Italiana (Spi) indirizzata alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al Ministro della Salute Orazio Schillaci e all’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Firmata dal presidente della Spi, Sarantis Thanopulos, la nota esprimeva «grande preoccupazione e perplessità» per l’uso dei farmaci che bloccano lo sviluppo della pubertà, prescritti ai giovani che avviano la transizione di genere. Si tratta della prima società scientifica italiana che avanza criticità in merito e chiede di avviare una riflessione a riguardo. Non è tardata ad arrivare la reazione di altre organizzazioni mediche in una lettera congiunta a firma della Società Italiana di Endocrinologia (SIE), la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP), la Società Italiana Genere, Identità e Salute (SIGIS), la Società Italiana di Pediatria (SIP), la Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS), e l’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (ONIG).

Tratto da Open 

Giovanna Cristina Vivinetto ha ricevuto un risarcimento di 11 mila euro. Condannato l’istituto Kennedy di Roma.

Giovanna Cristina Vivinetto è stata allontanata nel 2019 dall’istituto paritario Kennedy di Roma per la sua condizione di transessuale. Ora la scuola dovrà risarcirla con 11 mila euro. Vivinetto racconta oggi in un’intervista a Il Messaggero di aver cominciato a lavorare il 23 settembre del 2019: «Sono stata licenziata il 14 ottobre. Praticamente sono stata in classe una decina di giorni in tutto. Dopo tre giorni di malattia, la preside mi ha convocata e mi ha detto che dovevo andar via perché mancavo di professionalità». Poi ha capito di essere stata discriminata in quanto transessuale. «La scuola sapeva della mia situazione. Anche perché nel curriculum era riportato il premio letterario che ho vinto. E lì parlavo proprio di questo. Sapevano tutto anche prima di assumermi. Qualcuno deve essersi lamentato e mi hanno licenziata». Ma la sua carriera come insegnante non si è conclusa: «Dopo il licenziamento nella scuola paritaria ho insegnato in due scuole pubbliche. Una media e una superiore di Roma. Mi hanno accolta senza alcun problema e con la massima discrezione. A settembre scorso sono entrata di ruolo. Sto facendo l’anno di prova come docente specializzata sul sostegno. Per me è un’esperienza bellissima. Voglio restare al fianco delle persone con difficoltà e tenterò anche il concorso per diventare preside». Mentre la sua famiglia «è sempre stata molto aperta. Ho un fratello gemello e siamo stati liberi di esprimerci. I miei genitori mi hanno sempre sostenuta permettendomi di realizzarmi. La prima vera discriminazione l’ho subita in una scuola, ma quando ero già una professoressa».

Tratto da Valigia Blu di Massimo Prearo La battaglia condotta contro il fu “DDL Zan” – che prevedeva “misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” – ha rappresentato un momento cruciale della mobilitazione che gruppi quali ProVita & Famiglia o l’associazione Family Day, conducono da almeno una decina d’anni contro “la teoria del gender”, “l’ideologia gender”, “il gender”. Queste campagne fanno riferimento a un insieme eterogeneo di organizzazioni, gruppi, associazioni, e network digitali, ormai conosciuti e studiati come movimenti “anti-gender”, attivi anche a livello internazionale e transnazionale, in lotta contro le politiche che vanno nella direzione del riconoscimento dei diritti delle persone LGBTQIA+.