Il certificato di italianità va guadagnato e meritato superando delle “prove di cittadinanza” che secondo gli infiniti emendamenti dei sovranisti allo Ius Scholae vanno dalle sagre al presepe.
Calendarizzata per il mese di luglio, la discussione alla Camera dello Ius Scholae, la proposta di modifica dell’ottenimento della cittadinanza italiana, rischia un pesante slittamento sia a causa di una – tanto per cambiare – crisi di governo estiva, sia per la sistematica operazione di ostruzionismo compiuta dai partiti della destra capaci di sfornare centinaia e centinaia di emendamenti per rallentarne il percorso parlamentare.
Il marchio di italianità è divenuto così uno dei temi caldi dell’estate italiana (già attraversata da altri temi decisamente “scottanti”), un’estate in cui si sarebbe potuto riconoscere la cittadinanza a un numero di bambini stranieri che si aggira fra i 300mila e il mezzo milione.
I 651 emendamenti di Lega e Fratelli d’Italia alla proposta dello Ius Scholae (originariamente un testo contenente contributi provenienti da Partito Democratico, Forza Italia e adesso anche Movimento 5 Stelle) sono stati per la stragrande maggioranza “innocui”, ovvero di natura formale, legati alla struttura dei periodi, alle scelte lessicali e grammaticali, e che quindi non vanno a intaccare la sostanza della proposta di legge.