Tratto da Valigia Blu Primo febbraio 2021: Sonia Di Maggio, 29 anni, viene accoltellata dall’ex partner mentre si trova per strada col nuovo compagno a Specchia Gallone, 40 chilometri a sud di Lecce. 22 febbraio 2021: Deborah Saltori, 42 anni, viene uccisa a Cortesano, in provincia di Trento, aggredita con un’accetta dall’ex marito, che poi tenta il suicidio. 24 dicembre 2021: Emanuela Rompietti viene colpita con un colpo di pistola dal marito nella loro villetta ad Amelia, in Umbria. Ha 80 anni ed è malata di Alzheimer. Sono alcune delle storie contenute nell’Atlante dei femminicidi in Italia, la prima piattaforma che, su base cartografica, mette insieme i dati sui femminicidi, per facilitare la loro analisi e l’elaborazione di strategie di prevenzione. Il progetto è stato realizzato dalla Casa delle donne per non subire violenza di Bologna insieme allo studio di grafica cartografica Atlantis, con il finanziamento della regione Emilia-Romagna e del Comune di Bologna: sulla piattaforma è possibile esplorare una mappa interattiva, costruita a partire dai casi di cronaca apparsi sulla stampa e censiti dall’associazione. Nel 2021 il numero complessivo di femminicidi rilevati è stato di 106, dato in leggero aumento rispetto agli anni precedenti: erano 96 nel 2019 e 102 nel 2020. “Certamente il numero è sottostimato, perché alcuni casi sfuggono alla cronaca”, spiega Anna Pramstrahler della Casa delle donne per non subire violenza. “Il sommerso colpisce in particolare le donne più fragili, come le migranti, le trans, le sex workers, le vittime di tratta e sfruttamento, le donne anziane o malate”. Da ottobre 2021, un gruppo di ricerca della Casa delle donne ha iniziato a mettere insieme la banca dati da cui poi è stato sviluppato l’Atlante, che permette di geolocalizzare i femminicidi e di categorizzarli in base a diversi parametri: la relazione con l’assassino, le violenze pregresse, le denunce presentate, l’età e la provenienza di vittima e aggressore, oltre che la causa scatenante. “Ma in realtà il vero e più profondo movente è sempre lo stesso: la condizione stessa di essere donna, e la volontà di possesso da parte dell’uomo”, spiega Margherita Apone, che ha fatto parte del gruppo di ricerca della Casa delle donne.