Tratto da agi, di Alberto Ferrigolo Le aziende tecnologiche fanno ancora resistenza a consentire l'accesso a smartphone, mail e dati in genere. La nuova legge sulla privacy del 2018 ha però aperto le porte agli eredi digitali, a meno che il defunto non lo abbia vietato esplicitamente AGI - Secondo L’Essenziale, quotidiano online legato alla rivista Internazionale, “sono in aumento i casi di persone che chiedono di accedere alle foto e ai messaggi dei familiari morti” ma “le grandi aziende tecnologiche fanno resistenza”. Così racconta il caso di Carlo Costanza, chef originario di Agrigento trapiantato a Milano per lavoro, deceduto a 25 anni in un incidente d’auto nel marzo del 2017: “Nello schianto – si legge – è andato distrutto anche il suo iPhone” così i genitori, “alla ricerca di ricordi che li aiutassero a colmare, almeno in parte, il loro senso di vuoto, hanno chiesto a Apple Italia Srl “di poter accedere all’account iCloud del figlio”, nel quale erano stati sincronizzati foto e video, messaggi e applicazioni, note e ricerche, informazioni che nell’insieme contribuiscono oggi a comporre l’identità digitale. Ebbene? Nel servizio si legge che nella richiesta i genitori hanno sottolineato che “avrebbero voluto poter leggere le ricette annotate dal giovane” per “un progetto dedicato alla sua memoria”, ma l’azienda per tutta risposta si è limitata a ribadire che “non intendeva fornire ai genitori l’accesso al suo iCloud fino a quando non avessero presentato un documento che li designasse come ‘agenti del defunto’ e portatori formali di un ‘consenso legittimo’, come predisposto dall’Electronic Communication privacy act”, legge statunitense che disciplina la divulgazione autorizzata dei dati, al fine di “proteggere l’identità delle persone terze” al fine di tener fede al principio di riservatezza sottoscritto da Apple alla stipula del contratto con i clienti.