Il decreto ‘anti-rave’ del governo Meloni serve a reprimere il dissenso ed è in linea con i suoi predecessori
Tratto da valigiablu, di Roberta CovelliPROPOSTO L'EMENDAMENTO PER SOSTITUIRE LA NORMA 'ANTI-RAVE'
Aggiornamento 2 dicembre 2022: Nella fase di conversione del decreto legge 162/2022, il Governo ha presentato un emendamento per sostituire integralmente l’articolo 5, che introduce la cosiddetta norma anti-rave. La proposta di modifica riguarda sia la formulazione, sia la collocazione, sia alcuni elementi sostanziali del nuovo delitto, ma restano intatte molte criticità. Il nuovo reato, sintatticamente più in linea con la formulazione delle altre norme del codice penale, non sarebbe più il 434-bis cp, bensì il 633-bis cp: in questo modo non si tratterebbe più di reato contro l’incolumità pubblica, ma di reato contro il patrimonio.
Quanto alla sostanza del reato, si propone di eliminare il requisito numerico (50 persone) e di aggiungere quello sonoro, prevedendo che i raduni punibili siano quelli “musicali”. Verrebbe poi eliminato il riferimento al codice antimafia e quindi l’applicabilità delle misure di prevenzione, tra cui la sorveglianza speciale, contro gli indiziati del reato in questione. Infine, mentre nel testo originale (tuttora vigente) si parla di raduni da cui “può derivare un pericolo”, nella proposta di modifica si prevede che il reato si verifichi quando “dall’invasione deriva una situazione di concreto pericolo”, quindi rendendo attuale e non più solo potenziale il pericolo.
La pena resta invece la stessa: da tre a sei anni, da 1000 a 10000 euro di multa. Si consente così il ricorso alle intercettazioni (che sono ammesse dal codice di procedura penale per delitti non colposi per i quali il massimo della pena sia superiore a cinque anni). E restano valide le critiche relative alla severità e alla proporzionalità del reato in questione: l’invasione per profitto è punita con una pena molto minore (da 1 a 3 anni, da 103 a 1032 euro) rispetto al nuovo reato di invasione per raduni musicali.
Il primo provvedimento ufficiale del governo Meloni, il decreto legge 31 ottobre 2022, n. 162, introduce un nuovo reato: invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica.
Nonostante la cronaca degli ultimi giorni abbia indotto molti, compresa la Presidente del Consiglio in conferenza stampa, a collegare il nuovo reato al rave party di Modena, è lecito dubitare che una festa, per quanto non autorizzata, sia davvero la ragione di simili scelte di politica penale.
La perplessità non riguarda solo la rapidità di intervento normativa rispetto al suo pretesto, quanto il suo porsi in coerenza con i provvedimenti in materia di ordine pubblico varati, tre anni fa, dal governo gialloverde e dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini, e in parte anche dal suo precedessore, Marco Minniti.
In ogni caso, a prescindere dalle ragioni occulte o palesi dell’intervento normativo, bisogna ricordare che una legge è generale e astratta: riguarda tutti, non solo coloro contro i quali il legislatore del momento intende indirizzare la sua repressione. È il caso allora di lasciare da parte le opinioni e partire dai fatti. E i fatti, in materia giuridica, iniziano sempre dal testo della norma e dalla sua collocazione sistematica.