Tratto da Il Mulino di Michele Bellini

Che cos’hanno in comune le reazioni alla direttiva europea per l’efficientamento energetico degli edifici e quelle seguite alle azioni dei giovani attivisti per il clima?

Entrambe rivelano un grande fenomeno di negazione collettiva – volontaria per alcuni, involontaria per altri, incolpevole per molti – di quanto sta accadendo. Almeno per mitigare gli effetti negativi del riscaldamento globale – fermarli completamente è ormai impossibile – servono azioni senza precedenti, per urgenza, radicalità e pervasività. Eppure, davanti a una realtà che non potrebbe essere più evidente, entrano in gioco meccanismi di diversa natura che ci impediscono di cogliere fino in fondo le implicazioni del surriscaldamento globale.

Tratto da MicroMega di Alessio Salviato

Le proteste servono a convincerci che l’unico modo che abbiamo per risolvere il problema è agire tutti e subito. Perché soffermarsi sul dito mentre gli attivisti ci indicano la luna?

Negli ultimi mesi abbiamo visto decine di attivisti ambientali lanciare vernice fresca contro i quadri esposti nei musei, bloccare le strade romane, impedire la partenza dei jet privati. Alcune settimane fa gli attivisti di “ultima generazione” hanno colpito anche la facciata del Teatro alla Scala. Di fronte a questi atti, la reazione di dissenso e condanna da parte della società civile sembra unanime – basta leggere qualche commento nei social network per cogliere la rabbia collettiva. Qualche forma di sostegno l’hanno ricevuta solo gli attivisti di Linate, complice il recente dibattito sull’inquinamento dei jet privati, rei di consumare in quattro ore l’equivalente di un cittadino medio in un anno.